Ecco i milanesi sul lettino dello psicologo

Ogni zona ha il suo male, verrebbe da dire guardando la mappa «psicologica» della città. Dal centro alla periferia i diversi municipi, infatti, sembrano soffrire di una particolare patologia.

Forte ansia che sfocia fino agli attacchi di panico, stress da lavoro, dipendenze, bullismo e difficoltà nel rapporto con i figli, disagi legati alle violenze di genere e difficoltà connesse alla mancata integrazione sono il quadro dei malesseri di Milano.

È il risultato di ben tre anni di indagini che l’Ordine degli psicologi ha portato avanti, dal 2015, attraverso progetti sperimentali di presenza attiva nei quartieri come «Psicologi in zona» e lo «Psicologo di quartiere» in collaborazione con il Comune. Il primo è un servizio di ascolto e orientamento, attivo negli spazi WeMi (punti di incontro nei quali, grazie a operatori specializzati, trovare le soluzioni di welfare più adatte ai bisogni dei cittadini) disseminati nei quartieri. Dai rapporti famigliari alle relazioni di vicinato, dalle dipendenze ai rapporti genitori adolescenti, dal bullismo alle violenze di genere, compito dello psicologo di quartiere è fornire un ascolto competente e indirizzare i cittadini verso i servizi e le strutture più adatte ai bisogni di ognuno. In città sono molteplici e interdisciplinari i servizi e le competenze a disposizione dei cittadini, ma solo pochi le conoscono o confidano nel fatto che la psicologia possa aiutare a vivere meglio in una realtà complessa come quella di Milano.

Dal 2015 a oggi gli psicologi dell’Ordine della Lombardia hanno incontrato oltre 7mila cittadini accogliendo i bisogni che i milanesi consapevolmente avvertono come disagio o nodo da sciogliere. Altra cosa sono i colloqui individuali nel segreto del «setting». Stress lavorativo, ansia e attacchi di panico affliggono, stando sempre alle dichiarazioni dei residenti, il 9 per cento degli abitanti del municipio 1 ovvero il centro storico. «Il dato nazionale è ancora più alto – spiega Armando Toscano, coordinatore del progetto Psicologo di quartiere dell’Ordine degli psicologi della Lombardia – l’ansia e gli attacchi di panico sono legati anche a un’altra problematica che ritroviamo nei quartieri dove abita la classe media, in particolare nel municipio 3: la difficoltà per la generazione dei 40-60enni di doversi occupare dei genitori anziani, con tutto quello che ne consegue, lavorando ancora e avendo magari dei figli grandi a casa da gestire o addirittura dei nipotini. L’ansia da prestazione e il timore di non riuscire a tenere insieme tutti i pezzi come si vorrebbe provoca gli attacchi».

Emerge con prepotenza la richiesta di sostegno alla genitorialità nel municipio 2, che va dalla Centrale in su, alla Bicocca da un lato a Gorla e Precotto dall’altro, che si somma al sospetto di disturbi di apprendimento dei figli, magari segnalato dalla scuola. «Anche in questo caso la difficoltà nel rapporto tra genitori figli emergere in tutti i grandi centri dove i genitori lavorano e passano molto tempo fuori casa – spiega ancora Toscano -. I figli sembrano autonomi, anche se rimane da capire se lo siano per davvero o solo in apparenza. I conflitti nascono dal fatto che i figli, quando la famiglia si riunisce, non sempre rispondono alle richieste di madre e padre. Altro tema è quello dei figli grandi, che stanno ancora studiando o peggio non riescono a trovare lavoro e sono ancora a casa di mamma e papà. Il rapporto genitoriale si trasforma in difficoltà di convivenza intergenerazionale, con tutti i problemi che ne conseguono».

In contesti più degradati, come può essere quello del Municipio 8, per esempio che racchiude quartieri difficili come Quarto Oggiaro non solo lo spaccio ha sfrattato bambini e mamme dai parchi giochi, ma è entrato con prepotenza anche nelle famiglie. Il 33 per cento dei cittadini si dice preoccupato per le nuove dipendenze. «Anche qui i genitori si trovano alle prese con figli grandi, con alle spalle percorsi scolastici difficili: le nuove droghe si insinuano nel senso di smarrimento generazionale. Ecco che le sostanze sintetiche danno un senso al loro quotidiano» spiega ancora Toscano. Anche nel Municipio 4, tristemente noto per il boschetto della droga di Rogoredo, la preoccupazione per le nuove dipendenze interessa un quarto della popolazione: «Non si tratta di nuove dipendenze perché parliamo di eroina, ma di nuovi consumatori, più deboli di un tempo, ovvero ragazzini e persone ai margini della società».

Quasi la metà dei residenti in zona 3, che si estende da Porta Venezia con il Politecnico a Città Studi, da Lambrate fino all’Ortica e al Rubattino, è concentrata sulle preoccupazioni per i figli: il 23 per cento teme per possibili episodi di bullismo, il 12 per cento vorrebbe un aiuto per risolvere i disturbi dell’apprendimento dei figli. «Di fondo manca un rapporto di fiducia della famiglia verso la scuola, in molti di questi casi», commenta l’esperto. In tutti municipi del sud, dal 4 al 6 è più sentito il tema dell’integrazione visti i quartieri (Gratosoglio, Stadera, Ripamonti, Lorenteggio, Giambellino, Barona) riguarda rispettivamente l’11, l’8 e il 7 per cento della popolazione.

il giornale.it

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