La Procura militare indaga. Ed esplode l’ira dei soldati

Sulla questione dell’alloggio mantenuto dall’ex ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, la Procura militare di Roma ha aperto un fascicolo a modello 45, senza indagati né ipotesi di reato.

Un atto dovuto, per la Procura militare, che parla di «un’indagine meramente conoscitiva per compiere gli accertamenti sul caso». Il tutto mentre sulla vicenda scoppia la polemica. «Parlano di onestà – dicono i militari – e poi loro sono i primi a mantenere i privilegi». E non importa se il capo politico dei Cinque stelle, Luigi Di Maio, le abbia chiesto di lasciare l’alloggio, perché il caso è ormai scoppiato. «È inaccettabile – ha detto Di Maio a Rtl -: la Trenta ha smesso di fare la ministra, aveva tre mesi per lasciare la casa. Se il marito, come ufficiale, ha diritto all’alloggio può fare domanda e potrà accedere come gli altri ufficiali dell’Esercito a un appartamento».

In una nota il Sindacato dei militari ci va giù duro e annuncia di aver presentato un esposto alla Procura di Roma. «In particolare – si legge nel documento firmato dal segretario generale Luca Marco Comellini – gli aspetti da chiarire e che potrebbero presentare profili di rilievo penale risultano inerenti alla domanda di assegnazione dell’alloggio Asi di prima fascia, con particolare riferimento alla veridicità delle informazioni rilasciate circa la titolarità di immobili nella stessa circoscrizione alloggiativa», ai criteri seguiti per la stessa assegnazione ed eventuali forzature nell’applicazione della norma vigente. Il sindacato chiede quindi ai magistrati romani di eseguire accertamenti al fine di individuare eventuali profili penali.

Tra i militari, peraltro, il malcontento è tangibile anche per un altro motivo. «Gente come la Trenta – fanno sapere fonti vicine all’Esercito – non solo vivono in quegli alloggi pagando poche centinaia di euro, ma hanno anche chi cambia le lampadine o imbianca casa, spesso proprio soldati come noi che, in più di un’occasione, si improvvisano falegnami, idraulici o imbianchini. Il tutto per stare al servizio di chi usufruisce di benefits particolari. Almeno in polizia gli alloggi spettano solo ai questori. Nelle Forze armate – proseguono – in molti hanno diritto, ma spesso va a finire che nella realtà le persone continuano a vivere a casa loro e si tengono gli alloggi di servizio solo per ricevere ospiti».

Il tutto mentre secondo il «Dossier Alloggi 2019», realizzato dalla Libera Rappresentanza Militare, sono almeno 3mila i militari dell’Esercito in attesa di un alloggio e 4mila in tutto se si guarda alle altre Forze armate. Negli ultimi anni pare si sia verificata una contrazione degli alloggi concessi al personale in quanto «molti alloggi non sono stati manutenzionati/verificati oppure perché altri non sono stati liberati a causa della permanenza sine titulo degli inquilini».

E c’è una storia che emerge in questo ambito, quella di Francesco Mottola, militare in congedo, ma facente parte del Gruppo sportivo paralimpici Difesa. «Lo scorso anno – racconta – la Trenta non mi firmò il decreto di passaggio dal ministero dei Trasporti, di cui ero dipendente, al suo per un mese soltanto per permettermi di partecipare alle paralimpiadi militari di Sidney senza perdere lo stipendio. Dovetti prendere un mese di aspettativa senza stipendio perché mi obbligarono ad andare. Ma per il trasferimento del marito e l’appartamento di lusso il tempo lo trova». leggi la notizia su ilgiornale.it/

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