Lamberto Dini offeso dal paragone con Conte: “Guida un governo d’ignoranti”

“Se mi piace questo governo? No. Come quello che lo ha preceduto è formato da una componente che porta nel governo l’ignoranza. Mi riferisco ai Cinquestelle”. A parlare, ospite di Rai Radio1 Un Giorno da Pecora è Lamberto Dini, ex premier ed ex ministro.

“Un partito di Conte? Non ne ha la forza”

Come si potrebbe rimediare a questa situazione che lei definisce di ignoranza? “Mandando tutti a scuola: oggi le scuole dei partiti non ci sono più”. Il premier Conte le piace? “Io ho passato la mia vita nelle istituzioni e non ho nulla in comune con l’avvocato del popolo. Lui fa del suo meglio, ma quando hai un governo che non governa…”. Alcuni cronisti politici hanno definito Giuseppe Conte LambertoW, appellativo che veniva utilizzato per lei, per indicare che avete un percorso politico simile. “No, questo non lo accetto, non mi piace affatto. Il parallelo tra il mio governo e questo – ha detto a Rai Radio1 Dini – non mi piace proprio”. Consiglierebbe a Conte di crearsi un suo partito? “Non credo assolutamente che ne abbia la forza”. Matteo Renzi però lo ha fatto. “Lui vuole sempre essere un numero uno e ha fatto una scommessa. Ma prendere il 5% sul territorio nazionale non sarà facile”. Che voto dà a questo governo? “Non gli do la sufficienza, gli do un 5”. L’esecutivo giallorosso durerà fino a fine legislatura? “Hanno paura di andare alle elezioni, tranne il Pd che porta ragionevolezza”, ha concluso a Rai Radio1 Lamberto Dini.

La parabola di Lamberto Dini

Lamberto Dini è stato direttore generale della Banca d’Italia (1979-1994), capo del Governo (1995-1996), ministro del Tesoro e degli Esteri; dal 2001 al 2013 è stato senatore. Nell’ottobre del 1979 è diventato direttore generale della Banca d’Italia. Carica che ricoprì fino al maggio 1994 quando fu chiamato da Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio, al ministero del Tesoro. Dopo la crisi del governo Berlusconi successe a quest’ultimo alla guida dell’esecutivo, sostenuto da una nuova maggioranza di centrosinistra comprendente anche la Lega Nord. Da lì una parabola politica che lo ha visto ministro degli Esteri di governi di centrosinistra. Fino al ritorno nel centrodestra, come senatore Pdl.

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