Immigrazione, l’offensiva delle toghe rosse: “Adesso servono porti aperti”

Il tema dell’immigrazione resta al centro del dibattito della politica e…

della magistratura. Infatti le toghe progressiste cominciano a tirare per la giacchetta l’esecutivo giallorosso per assestare il colpo di grazia ai dl Sicurezza fortemente voluti dall’ex ministro degli Interni, Matteo Salvini. Il nuovo corso del Viminale intrapreso dal ministro Luciana Lamorgese ha di fatto riaperto i porti alle ong basandosi sulla politica dei ricollocamenti del debolissimo accordo di Malta. Le toghe di sinistra però adesso fanno un passo in avanti e di fatto chiedono a gran voce una politica più morbida proprio sul fronte dell’immigrazione. Una mossa che viene messa sul campo al convegno ’La frontiera del diritto e il diritto della frontiera, organizzato a Lampedusa da AreaDG e dall’Asgi, l’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione.

I partecipanti all’incontro sono tutti esponenti dell’area della magistratura e non solo più critica sulle politiche dell’ex titolare del Viminale: la vicepresidente del Senato, Anna Rossomando, il sindaco di Linosa e Lampedusa, Salvatore Martello, il presidente emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida, Riccardo Clerici, responsabile dell’ufficio legale dell’Unhcr; Armando Spataro, ex procuratore capo di Torino, Pietro Bartolo, vicepresidente della Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni del Parlamento europeo, Luigi Patronaggio, e procuratore della Repubblica di Agrigento. E le politiche suggerite al governo sul fronte dell’immigrazione le rende più chiare Eugenio Albamonte, segretario di Area democratica per la giustizia: “Superare la politica dei porti chiusi, ripristinare il permesso di soggiorno per motivi umanitari e consentire la registrazione anagrafica ai richiedenti asilo, riattivare il sistema di accoglienza degli Sprar”. Una sorta di decalogo che l’esecutivo giallorosso dovrebbe seguire per ribaltare la politica dei porti chiusi voluta dal precedente governo. Albamonte poi spiega meglio la sua posizione e quella di Area: “Bisogna interrompere la sovrapposizione del tema dell’immigrazione, che è tema sociale, con quello della politica criminale e della sicurezza. Va fatta una contro narrazione su questo, perché non esiste un’emergenza migrazione e non esiste un’emergenza criminalità collegata ai migranti”. Insomma i magistrati sono sempre di più sul campo per dare un colpo di spugna sui decreti sicurezza e invertire la rotta voluta da Salvini.

il giornale.it

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