Sui bond indiani è guerra di sospetti. E Salvini attacca: “Pronto a querelare”

Botta e risposta tra M5s e Lega sul presunto «interesse particolare» del Carroccio intorno alla questione Ilva e allo scudo fiscale negato alla Arcelor Mittal.

Oggetto del contendere è quello dei bond del colosso franco-indiano dell’acciaio che la Lega avrebbe acquistato, investendoci 300mila euro. A (ri)sollevare la questione era stato Stefano Buffagni, viceministro pentastellato al Mise, insinuando il dubbio che il Carroccio potesse pensare più alla sorte dei propri soldi che ai lavoratori dello stabilimento di Taranto. E Repubblica in edicola ieri aveva rilanciato, raccontando la «rete di buoni rapporti» tra il colosso dell’acciaio e gli esponenti del partito di Matteo Salvini, che si sarebbero spesi a favore di Arcelor Mittal nei mesi del governo gialloverde. Dagli interventi politici per riequilibrare le posizioni pentastellata al Mise fino alla nomina dell’ex responsabile della comunicazione della Regione Lombardia, Patrizia Carrarini, a direttore comunicazioni proprio della Arcelor Mittal, il quotidiano ha ricostruito i presunti interessi leghisti sulla questione Ilva. Innescando, oggi, tanto il rilancio delle polemiche da parte delle truppe pentastellate quanto la replica del Carroccio. Mentre l’europarlamentare tarantina a 5stelle Rosa D’Amato ironizza sulla prossima felpa di Salvini, «prima gli indiani», il leader del Movimento Luigi Di Maio spara a zero sulla Lega, spiegando di aver capito, dopo aver letto dei bond acquistati, perché la Lega «favoriva sempre» l’investitore franco-indiano. E Salvini, di suo, annuncia querele da Firenze contro «chi dice che abbiamo azioni Arcelor». Il dettaglio più curioso però è il generale risveglio tardivo su una questione che se è divenuta ora di stretta attualità politica non è certo nuova. Sul fronte della revoca dello scudo penale, per esempio, l’esecutivo era già al lavoro quando ancora la Lega era al governo con i Cinque stelle, anche se poi il voto in aula è arrivato a fine ottobre e i sì sono arrivati da 168 senatori tutti della nuova maggioranza del governo giallorosso. Ma soprattutto, la storia dei 300mila euro di investimento della Lega in bond Arcelor Mittal risale allo scorso febbraio, quando furono i giornalisti Giovanni Tizian e Stefano Vergine a raccontare quell’operazione finanziaria, parte di un più vasto investimento leghista in borsa.

All’epoca però né Di Maio né altri esponenti pentastellati gridarono allo scandalo, forse perché con il Carroccio condividevano la guida del Paese. Quanto al giallo dei bond, proprio il tesoriere leghista Giulio Centemero ha spiegato, ieri, all’AdnKronos che in effetti l’investimento di quei 300mila euro venne fatto nel 2011, preso in carico su un fondo titoli di UniCredit nel 2013 (il documento trovato da Tizian e Vergine) ma, poi, dismesso nel 2015 insieme al resto dei titoli acquistati.

Insomma, il caso sarebbe destinato a sgonfiarsi, giura Centemero: «Le frottole inventate in proposito in queste ore da certi esponenti politici sono solo una scusa meschina per coprire il proprio fallimento»,ringhia il tesoriere del Carroccio, che avverte, come Salvini, che «le querele sono già pronte».

il giornale.it

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