Erdogan? Milano gli dà una moschea

In piazza si manifesta contro Erdogan, e a Palazzo Marino si vota per le moschee legate al suo islam turco.

Erano 68 le sigle che hanno manifestato due giorni fa in via Canova contro la guerra in Kurdistan. Ma la contraddizione è palese per i partiti che nel Comune di Milano sono maggioranza. Davanti al consolato turco infatti, hanno protestato contro Erdogan e quello che è stato definito il suo «ricatto meschino». Intanto, in Consiglio, la sinistra dava il via libera al piano delle attrezzature religiose che ufficializza il centro di Milli Gorus in via Maderna, facendone una delle moschee ufficiali di Milano.

Realtà controversa quella di Milli Gorus, presente in vari Paesi europei, massicciamente in Germania, e artefice di una ideologia che è un impasto di islam politico e nazionalismo. Milli Gorus, fra l’altro, è stata fondata da Necmettin Erbakan, teorico dell’islam politico, primo ministro negli anni Novanta e mentore di Erdogan. E da Milli Gorus arriva gran parte dei dirigenti dell’Akp, il partito di Erdogan.

In Germania, come noto, Milli Gorus è finita nel rapporto sulla protezione costituzionale del ministero dell’interno. Il documento si occupa di islamismo e dedica due pagine a Milli Gorus. «I tedeschi – ha spiegato l’esperto Lorenzo Vidino – scrivono questo rapporto sulla base del lavoro dei servizi, e non si occupano solo dei gruppi terroristici, ma dei gruppi che possono rappresentare una minaccia per la democrazia. I tedeschi dividono i gruppi citati in due categorie: nella prima le organizzazioni terroristiche. Nella seconda le organizzazioni estremiste legalmente tollerate ma monitorate. Milli Gorus rientra in questa seconda categoria, nel rapporto si spiega che ha una visione estremista, un mix di nazionalismo turco, posizioni anti-occidentali e una visione islamista corrispondente nel mondo turco a quella dei Fratelli musulmani». Il ruolo dei dirigenti turchi a Milano è tutt’altro che trascurabile. Presidente del Caim risulta essere Osman Duran, che arriva proprio dalle file di Milli Gorus. E il Caim, per formare i propri imam interessati a conseguire la laurea in Scienze islamiche, ha stipulato un accordo con il Diyanet turco. Il Diyanet è l’Agenzia per gli Affari religiosi della Turchia, che intanto si pronunciava per la pratica delle cosiddette «spose bambine», approvando la riduzione a 9 anni dell’età minima per sposarsi.

E mentre partiva l’offensiva in Siria, il Diyanet ha annunciato che, per propiziare la vittoria dell’esercito turco, in tutte le moschee della Turchia sarebbe stata letta la preghiera di «Fatih Sultan Mehmet» (il sultano ottomano «conquistatore», protagonista della presa di Istanbul nel 1453).

«Abbiamo depositato – commenta il consigliere di Milano popolare Matteo Forte – una mozione contro l’invasione del Kurdistan siriano lo stesso giorno in cui abbiamo votato tra le nuove strutture religiose quella gestita da Milli Gorus, una realtà in cui nazionalismo turco e fondamentalismo islamico sono profondamente legati. Ci si aspetterebbe come minimo un atteggiamento coerente da chi purtroppo legittima sigle che considerano resistenti patrioti i miliziani di Jabat al-Nusra – la sigla jihadista che ha da poco rivendicato l’uccisione dell’attivista curda Hevrin Khalaf».

il giornale.it

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