Fuga da Tripoli, già 13.500 sfollati. “Pronti a emergenza umanitaria”

Il Maresciallo si è risvegliato. Il generale Khalifa Haftar, dopo 24 ore di pausa nell’offensiva su Tripoli dovuta anche alla difficoltà di rifornire i propri uomini a causa dell’allungamento delle linee logistiche, ha ripreso la sua avanzata.

Non si muove più sulla direttiva che dall’aeroporto porta al centro della capitale, ma più indietro intorno a quella città di Azizya, cento chilometri a sud della capitale, fondamentale per creare uno snodo logistico da cui muovere benzina munizioni e viveri alle truppe impegnate sui diversi versanti della prima linea. Azizya sarebbe caduta nella notte di venerdì dopo una prolungata serie di attacchi che hanno costretto alla ritirata i gruppi fedeli al premier Fayez Al Serraj. Ma il successo non è definitivo. La logistica delle truppe di Haftar, divise tra diversi gruppi poco coordinati tra loro, è tutta da costruire e richiederà diversi giorni per consolidarsi. Un’altra direttiva dell’avanzata si snoda su Suani ben Adem, 25 chilometri a sud di Tripoli. Gli aerei del generale ieri hanno bombardato la zona di Ain Zara ritornata sotto il controllo delle milizie di Tripoli dopo i combattimenti dei giorni scorsi. Altri raid dell’Esercito Nazionale Libico hanno avuto come obbiettivo la base militare di Rahbet Al-Deroua nella zona di Tajoura, a est di Tripoli. Nella base è di stanza il 33esimo Reggimento Fanteria guidato da Bashir Khalafullah al-Maqni. Le forze vicine al governo libico di concordia nazionale hanno intanto annunciato l’arresto di diversi uomini fedeli al generale Haftar nella città di Zwara, a ovest di Tripoli. Stando a quanto comunicato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari (Ocha) nella capitale sarebbero almeno 13mila e 500 gli sfollati in fuga dai quartieri di Tripoli più colpiti dagli scontri. Soltanto tra venerdì e sabato avrebbero abbandonato le loro case oltre 4500 persone. E aumenta anche il numero delle vittime. Il bilancio dei morti tra i quali 28 bambini ha raggiunto ieri quota 100. I feriti sono oltre cinquecento. Tra questi ultimi vi sono almeno 200 bambini. «Gli ospedali in Libia sono al collasso e sono triplicate le richieste di operare in Italia i bimbi feriti» – riferiva ieri il presidente dell’Associazione medici stranieri in Italia (Amsi) Foad Aodi che in queste ore si mantiene in contatto con medici libici in vari ospedali. «Se ci sarà una crisi umanitaria l’Italia saprà affrontarla», spiega Giuseppe Conte.

Intanto, si muove anche l’Italia. Il premier ha raccomandato: «Nessuna iniziativa solitaria di alcuna istituzione». E nell’ambito del ruolo di «Paese facilitatore» che l’Italia rivendica e vuole assumere ha in programma una serie di incontri bilaterali. Domani riceverà a Palazzo Chigi il vicepremier e ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, titolare del dossier libico, e il vicepremier del governo di Tripoli Ahmed Maitig, esponente di Misurata, la città che con le sue milizie a sostegno del governo di accordo nazionale sta dando il contributo più importante alla controffensiva. Maitig dovrebbe incontrare anche il ministro degli Esteri Moavero Milanesi e, secondo l’AdnKronos, potrebbe esserci anche un faccia a faccia col ministro dell’Interno Matteo Salvini. Sempre domani il premier potrebbe avere contatti telefonici con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e con il presidente russo Vladimir Putin.GMic

il giornale.it

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