Libia, il premier Sarraj protesta contro la Francia: ‘Macron sostiene la brigata di Haftar’

Il canale televisivo Al Jazeera, citando una fonte ufficiale del governo libico, ha riferito che il premier libico Fayez al-Sarraj ha presentato all’ambasciatrice francese in Libia, Béatrice du Hellen, una “forte protesta”, accusando Parigi di sostenere la brigata del generale Khalifa Haftar.

Serraj ha anche chiesto formalmente all’ambasciatrice di riferire la sua protesta al suo governo e al presidente francese, Emmanuel Macron.

“Abbiamo steso le nostre mani verso la pace ma dopo l’aggressione da parte delle forze di Haftar e la sua dichiarazione di guerra contro le nostre città e la nostra capitale non troverà nient’altro che forza e fermezza” ha affermato il premier libico.

In Libia Eni ha deciso di evacuare il suo personale in accordo con la Farnesina, inoltre negli ultimi giorni le truppe del generale sono arrivate a pochi chilometri dalla capitale, ma oltre 70 dei miliziani sono stati catturati nell’area dell’aeroporto di Tripoli e nel distretto di Sawani.

“Mentre ospitavamo a Tripoli il segretario generale dell’Onu – Antonio Guterres – siamo rimasti sorpresi ascoltando della mobilitazione militare di Haftar dopo i progressi per una soluzione politica nel paese”, ha aggiunto Sarraj in tv.

“Tutti coloro che sono coinvolti nell’attuale conflitto a Tripoli saranno condotti davanti alla giustizia, a livello locale e internazionale”, ha detto ancora.

Il quotidiano Lybia Observer, ha riportato la notizia secondo cui le forze di Tripoli hanno ripreso il controllo a sud della capitale, nell’area dell’aeroporto e lungo la strada verso Tarhouna e allo stesso tempo sono stati condotti raid aerei ad Al-Hira, Gharyan e Wadi Al-Rabea.

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha assicurato che “stiamo seguendo ora per ora, con i nostri servizi”, e va scongiurata “una risoluzione armata in un conflitto che va risolto, invece, con il dialogo”.

Da Dinard, in Francia, i ministri degli Esteri del G7 hanno voluto esortare “tutte le parti coinvolte ad interrompere immediatamente ogni azione militare e ogni ulteriore movimento verso Tripoli e ribadendo che “non esiste una soluzione militare”.

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