Ha iniziato tutto Macron, ma lo puoi leggere solo sui giornali francesi: quelli italiani vanno bene solo per incartare le uova

Matteo Ghisalberti per “la Verità”

Come molti presidenti della Quinta Repubblica francese, anche Emmanuel Macron pensa di essere onnipotente. Dato che la Costituzione – cucita su misura sulla figura del generale Charles de Gaulle – riduce fortemente i contrappesi istituzionali e il ruolo delle opposizioni, non appena qualcuno fa qualcosa che non piace all’ Eliseo viene classificato tra i nemici, tra i non républicains. Dopo il suo tour in terra gallica, anche il nostro Luigi Di Maio è stato classificato tra i «cattivi».

Paradossalmente però vari media e osservatori francesi hanno riconosciuto la responsabilità dell’ inquilino dell’ Eliseo in questa crisi diplomatica inedita e sproporzionata. A differenza di quanto è avvenuto in Italia, pochi sono quelli che si sono stracciati le vesti davanti all’«ingerenza italiana». Quasi tutti coloro che lo hanno fatto appartengono all’ area della maggioranza macronista. Tutto è accaduto nella stessa settimana in cui il Paese ha scoperto un nuovo filone – il quarto – dell’ affaire Benalla.

Quasi negli stessi giorni il sito Mediapart si è opposto a una perquisizione della sua redazione, giusto qualche ora dopo aver pubblicato la registrazione di una conversazione tra l’ex bodyguard dell’ Eliseo e Vincent Crase, l’altro indagato per i fatti del 1° maggio 2018. Fatte queste considerazioni ci si può domandare se la Francia di Macron possa permettersi di fare la morale all’Italia.

La risposta è no per Didier Maïsto, presidente di Sud Radio, soprattutto in materia di migranti. «L’Italia non deve ricevere lezioni dalla Francia, perché in questa emergenza ha lavorato bene, in silenzio e da sola». Per Maïsto, il richiamo dell’ ambasciatore di Francia a Roma «non è tanto un segno di debolezza di Macron, piuttosto lo vedo come una strategia volta a strumentalizzare la storia per fare paura agli elettori. Un modo per farsi passare come l’ ultima barriera contro gli estremismi».

Per il numero uno di Sud Radio «con questa polemica il governo sposta l’ attenzione sul rischio di appropriazione che corre il movimento dei gilet gialli. In questo modo non si parla più delle loro rivendicazioni perché si paventa il rischio di ingerenza straniera».

Critico anche Le Figaro, che in un commento di Isabelle Lasserre ha evidenziato che a iniziare le ostilità è stato Macron, che ormai si presenta come la bandiera contro i governi populisti, a partire dal quello di Viktor Orbán in Ungheria, non Luigi Di Maio con la sua visita ai gilet gialli. «Macron ha scelto il suo campo», ha scritto, aggiungendo una domanda retorica: «La relazione fra Francia e Italia è una vittima collaterale dell’ opposizione introdotta nel continente dall’ Eliseo?».

Critico anche Alexandre Devecchio, giornalista sempre di Le Figaro: «Credo che litigare con un alleato storico come l’ Italia non sia il modo migliore per costruire l’ Europa della pace, promossa da Emmanuel Macron». Per il giornalista del quotidiano «le due parti hanno trovato nell’ altra il loro migliore nemico.

Dopo tutto è come se al di qua e al di là delle Alpi si stesse recitando una commedia con finalità di politica interna ed elettorali». Secondo Devecchio comunque la Francia dovrebbe cambiare la propria strategia nell’ Ue. «Invece che trovare degli avversari, credo che Parigi dovrebbe agire come un arbitro in Europa. Dovrebbe cercare delle alleanze multiple, non solo con la Germania». «Spero che ce ne dimenticheremo presto», conclude Alexandre Devecchio, «ma se un giorno dovessimo arrivare a una ridefinizione dell’ Europa, in senso progressista o sovranista, potremmo identificare questo momento come l’ inizio di questo cambiamento».

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