Liste d’attesa per prestazioni sanitarie. Svelato il mistero: siamo tutti stronzi? Ecco cosa devi sapere

La storia più o meno è sempre la stessa, con poche varianti. A Mario Gasparroni (Mario Rossi per il resto d’Italia) fa male spesso lo stomaco, va dal medico di famiglia che gli fa l’impegnativa per una visita gastroenterologica, prova a prenotare una visita e si sente dire che la prima data disponibile è dopo 8 mesi…però a pagamento c’è un posto libero dopo 4 giorni. Mario rogneca (è de Citanò. Mario Rossi borbotta suo malgrado), paga e si fa visitare dopo 4 giorni.

A prima vista sembrerebbe una cosa inevitabile o perlomeno comunemente accettata. Andando però a studiarsi la normativa nazionale e regionale, non è normale per niente. Facendo riferimento all’ultima delibera della Regione Marche (è comunque così da anni) http://www.norme.marche.it/Delibere/2014/DGR0001_14.pdf
si scopre che, come per magia, i tempi di attesa non li decide il CUP o l’impiegato/a che a Gasparroni dice “fra 8 mesi”. I tempi li decide il medico di famiglia, mettendo una crocetta sull’impegnativa.

Quel formulario volutamente criptico, riporta 4 caselle che il medico è OBBLIGATO per legge a barrare: U, B, D, P .

U significa Urgente.

Entro 72 ore va erogata la prestazione.

B, Breve.

Non sta per morire ma va erogata entro 10 giorni.

D, Differita.

Entro 30, 60 o 90 giorni a seconda del tipo di prestazione.

P, Programmata. Nessuna urgenza. Entro 180 giorni.

Se poi la struttura non è in grado con le risorse interne di erogare la prestazione nei tempi previsti, lo farà a sue spese ricorrendo alle strutture convenzionate, senza alcun costo aggiuntivo per l’assistito.

E’ chiaro che se invece di 4 lettere avessero scritto esplicitamente come stanno le cose, con 2 righe in più, dando la possibilità a chi sa leggere di capirci qualcosa, le cose sarebbero andate diversamente. Ma non è questo il momento di aprire il lungo capitolo del rapporto tra lo Stato ed i cittadini.

Torniamo quindi al medico di Gasparroni e diciamo che è lui a sapere come sta combinato il suo assistito e quindi il più titolato a decidere l’urgenza della prestazione sanitaria. Se non barra niente contravvenendo peraltro ad una norma esplicita, per legge è come se dicesse che si tratta di una prestazione senza alcuna urgenza. A quel punto è normale che il CUP dia una data molto in là nel tempo, perché è il medico di famiglia che glielo chiede. Paradossalmente il medico che non barra nulla è come se lasciasse al paziente la facoltà di decidere l’urgenza della prestazione, con il trascurabile dettaglio che si tratta di un lusso a pagamento.

Sintetizzando:

1) Prima di uscire dallo studio del medico, controlliamo dove c’ha messo la crocetta, avendo presente la tabella che riporto più volte e se non c’è, chiediamo:”Dottò, perché la visita/esame è così poco urgente da poter aspettare 180 giorni? Io sto male non me tengo dritto… ”

2) Quando prenotiamo al CUP facciamo notare che il medico ha richiesto una prestazione B (breve) e ce la devono erogare per legge entro 10 gg (o 30-60-90 per quelle D differite) alle stesse condizioni economiche.

3) Se non lo facciamo, siamo stronzi e quindi non possiamo rognecare (lamentarci per il resto d’Italia).

Per chi è addetto ai lavori, mi piacerebbe capire, cosa che non ho trovato in rete, che tipo di incentivi/disincentivi hanno i medici di famiglia nel prescrivere le varie tipologie di urgenza. Ad esempio, se richiedo tutte le prestazioni come Urgenti o Brevi, cosa succede? Mi tolgono gli assistiti, mi menano, mi insultano… Se invece richiedo solo le Programmate, cosa vinco? Astronavi, orsacchiotti, viaggi premio…

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