Agente massacrato da immigrato, poliziotti furiosi: “non poteva sparare” il flop dell’Italia.

A Viareggio un poliziotto è stato colpito con un mattone alla testa da un africano e così sono scoppiate le accese polemiche.

Non si fa che discutere di Taser, legittima difesa, e della necessità che ci sia in tutta Italia.

L’agente avrebbe potuto sparare? E perchè non aveva ancora in dotazione la pistola elettrica?

Il segretario Generale dell’Fsp Polizia di Stato ha commentato così la vicenda: “la gravissimaaggressione avvenuta ieri a Viareggio riaccende, come benzina sul fuoco, l’ira di chi, come noi, rappresenta migliaia di poliziotti e continua, inutilmente, a lanciare allarmi che restano inascoltati”.

Il poliziotto colpito ha 28 anni ed era in borghese nel bel mezzo di un’operazione anti-droga quando è stato colpito.

Molto probabilmente è stato aggredito di spalle e i colpi sono stati sferrati con così tanta violenza che la testa dell’agente è stata spaccata e sottoposta ad un’operazione d’urgenza.

Nonostante l’emorragia cerebrale e la frattura del cranio il poliziotto è uscito fuori pericolo ma resta in prognosi riservata. I medici attendono il decorso post operatorio nelle prime 48 ore per sciogliere la riserva.

Intanto il sindaco di Viareggio ha raccontato: “Ho incontrato sia il poliziotto che suo padre, anche lui ispettore, il ragazzo è lucido e presente: stando a quanto mi hanno riferito, è questione di giorni e dovrebbe essere trasferito all’ospedale Versilia”.

Il governo, dal suo canto, chiede pene esemplari per i delinquenti che si sentono “al di sopra della legge”.

“Il poliziotto – attacca Mazzetti – ha dovuto soccombere alle troppe difficoltà e ai troppi ostacoli nello svolgimento di un dovere per il quale il sistema non fornisce i necessari strumenti né predispone le necessarie condizioni”. E i “necessari strumenti” non sono solo altri agenti nei commissariati “al collasso” come quello di Viareggio. È anche questione di armi.

E il segretario generale del Sindacato autonomo di polizia, conferma l’importanza del taser: “avrebbe permesso, senza contatti ravvicinati, di fermare l’aggressore che per poco non ha ucciso il collega”.

“Lo straniero era armato di pietre, pertanto il collega non avrebbe potuto ricorrere all’arma in dotazione, altrimenti avrebbe rischiato la contestazione di mancata proporzionalità tra difesa e offesa. Per contro, è finito in ospedale con la testa rotta”.

Il paradosso della giustizia italiana lascia ancora senza parole.

Fonte: IlGiornale

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