In Italia non ha ottenuto neppure un posto da bidella. Ad Harvard guida la banca dei cervelli più importante al mondo

La storia di Sabina Beretta, una neurologa di successo catanese che oggi dirige la più importante banca dei cervelli ad Harvard.

Il quotidiano Repubblica.it ha raccontato la storia di Sabina Beretta, una scienziata italiana di successo.

Sabina Beretta è un cervello in fuga che tempo fa il Bel Paese si è lasciato scappare, un cervello che oggi dirige l’ Harvard Brain tissue resource center, la più grande e importante “banca dei cervelli” del mondo.

Si tratta di un mega laboratorio sito nel McLean Hospital di Boston dove sono conservati oltre 3 mila cervelli umani. Il compito dello staff del laboratorio è quello di effettuare ricerche, catalogare e fornire ai laboratori e alle università di tutto il mondo tali cervelli, dove vengono studiati.

I cervelli presenti sono di persone che hanno deciso di metterlo a disposizione della scienza (una volta defunti), tramite una sorta di donazione degli organi che, invece di essere a vantaggio di altre persone, è a vantaggio dello studio e della ricerca.
Nel laboratorio vi sono sia cervelli di persone colpite da malattie che riguardano il cervello, sia quelli di persone sane, necessari per rilevare le differenze rispetto a quelli malati.

Sabina dirige un team di 17 ricercatori che studiano schizofrenia e disturbi bipolari, e a pensare che in Italia non è riuscita nemmeno ad ottenere un posto da bidella.

Dopo essersi laureata con lode in medicina infatti, ha lavorato nel nostro paese per anni come ricercatrice (senza retribuzione), studiava proprio gli effetti della schizofrenia sul cervello.
Nonostante la laurea con lode e la sua dedizione alla ricerca, l’unica possibilità di ottenere un lavoro retribuito all’ interno dell’ università era quella di fare la domanda come custode.
Sabina, rassegnata, fece tale domanda ma non riuscì nemmeno ad ottenere quel posto, fu allora che decise di cercare fortuna all’ estero.

Data la sua esperienza nel settore, decise di cercare lavoro ad Harvard, dove c’è la banca dei cervelli più grande del mondo, che oggi dirige.

Inizialmente riuscì ad entrare a lavorare nel laboratorio come la collaboratrice della direttrice, e da lì è iniziata la sua carriera, diventando prima una scienziata indipendente, poi, quando la direttrice è andata in pensione ha preso il suo posto.

Una scalata alla vetta con tanto di “gavetta” alle spalle fatta sia in Italia (non retribuita), sia negli USA come collaboratrice. Ora è una scienziata di successo, quel successo che avrebbe potuto ottenere nel nostro paese, dove invece non ha ottenuto alcuna prospettiva per il suo futuro.

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