Reddito di cittadinanza, il “caos” dei navigator e il business dei corsi di formazione

C’è chi ha già fiutato il business e chi spera di organizzare tutto in tempo per l’avvio del reddito di cittadinanza.

L’affare è quello messo su da alcuni istituti privati per l’organizzazione di corsi a pagamento per la nuova figura di orientatore al lavoro, ovvero i navigator, coloro che – come specificato dal ministro dell’interno Luigi Di Maio – si occuperanno di seguire passo dopo passo i beneficiari del reddito di cittadinanza, accompagnandoli nella fase di formazione professionale, ricerca e inserimento nel mondo del lavoro. Un esercito di diecimila figure professionali da formare e inserire nei centri per l’impiego di tutta Italia. Una buona parte già lavora presso i Cpi, per gli altri c’è una possibilità di assunzione a tempo indeterminato. Sul tavolo ci sono almeno 4000 posti disponibili che fanno gola a chi spera di trovare un lavoro cercando un lavoro agli altri. Un cortocircuito tipicamente italiano, ma tant’è che funziona così.

Stando alle dichiarazioni di Di Maio le assunzioni partiranno subito: “Faremo dei colloqui con l’impegno di stabilizzarli con un contratto che riguarda la collaborazione con l’Agenzia nazionale per le politiche attive per il lavoro. Quattromila persone per le regioni e seimila per lo Stato centrale”.
Su questa figura – inventata da Di Maio – ancora si sa poco o nulla, si sa per esempio, che saranno selezionati sulla base dei curricula inviati e sulla base di un colloquio conoscitivo. Nessun mega concorso nazionale, nessuna prova scritta o quiz a risposta multipla. Nulla di tutto ciò, ma una selezione snella, anche perché si parte ad aprile e non ci sarebbe materialmente il tempo per indire un concorso.
Tra qualche giorno sarà pubblicata una call sul sito dell’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, con un avviso di 15 giorni per presentare le domande. Le previsioni parlano di una richiesta in massa per diventare navigator, almeno 50 mila domande che dovranno essere evase nel giro di qualche mese.

Per diventare navigator è richiesta una laurea magistrale in economia, giurisprudenza, sociologia, scienze politiche, psicologia o scienze della formazione ma anche una preparazione sui benefici, incentivi e sussidi di disoccupazione a livello regionale e territoriale. Una volta selezionati i candidati andranno formati per far fronte alle richieste di reddito. E qui c’è già chi spera di fare l’affare: corsi privati a pagamento per preparare le nuove figure professionali sfruttando proprio la riorganizzazione dei centri per l’impiego, che non sono pronti all’ondata di lavoro che li aspetta nei prossimi mesi.

E poi c’è il caso siciliano. Al momento i Centri per l’impiego dell’Isola lavorano a rilento e non riescono ad aiutare chi realmente sta cercando lavoro. Eppure c’è un dato tutto da chiarire: in Sicilia ci sono 1.737 addetti su 7.934 operatori, pari al 22 percento del personale operativo nei 501 Centri per l’impiego dislocati nel territorio italiano. Un po’ troppo, anche se altri andranno assunti nei prossimi mesi per far fronte alle migliaia di richieste che arriveranno. Eppure in Sicilia si pensa soprattutto a mantenere lo stato delle cose. Invece di preparare l’assunzione per migliaia di under 40 con i requisiti, la proposta dei sindacati è quella di arruolare tutti i 1800 ex sportellisti, da anni rimasti senza lavoro dopo avere gestito numerosi progetti indetti dalla Regione. Giusto ridare una possibilità a chi ha perso il lavoro, ma i dati allarmanti sono altri. Solo la città di Palermo ha perso nel 2018, altri 5000 residenti e il numero dei nati è il più basso degli ultimi 50 anni.

il giornale.it

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