Poste smentisce Di Maio: “Tessere? Non le stampiamo”

D’altronde il «giallo» è anche il colore del logo di Poste Italiane. Sì, perché il mistero buffo della stampa delle tessere che saranno consegnate alla platea di beneficiari del reddito di cittadinanza si è spostato dagli studi televisivi di La7, teatro della discutibile performance della sottosegretaria grillina Laura Castelli, a viale Europa, quartiere Eur di Roma, dove si trova la sede di Poste Italiane Spa.

Nel pomeriggio di ieri, Luigi Di Maio, vicepremier e ministro del Lavoro, ha provato a fare chiarezza sulla questione direttamente da Bruxelles, dove si trova per il Consiglio Competitività.

«Già da due settimane ho dato ordine al mio staff – ha detto il ministro – di lavorare con Poste per avviare il sistema del reddito di cittadinanza, e questo include anche la stampa delle tessere. Non c’è nessun giallo». Il capo politico pentastellato ha poi aggiunto: «Le carte di credito del reddito di cittadinanza, se sono indirizzate a una famiglia, saranno spedite al capofamiglia». Quest’ultima definizione, però, non fa altro che aumentare la confusione. La figura del «capofamiglia», infatti, non esiste più da ben 43 anni. Quando, nel 1975, con la riforma del diritto di famiglia (L. 151/1975) è stato abolito questo ruolo, per sancire la parità tra uomo e donna. Inizialmente il «capofamiglia» è stato mantenuto solo ai fini anagrafici, ma poi è stato soppresso con un decreto del presidente della Repubblica nel 1989, sostituito con le figure neutre di responsabile delle dichiarazioni anagrafiche e intestatario della scheda di famiglia.

Tornando al «giallo» della tipografia «fantasma», ora c’è da registrare l’imbarazzo di Poste Italiane, ente chiamato in causa da Di Maio ieri per la stampa delle tessere. Fonti di Poste, contattate dal Giornale, spiegano: «La notizia che staremmo stampando le card per il reddito di cittadinanza la abbiamo appresa dalle agenzie e, quindi da Di Maio stesso, poco fa». Precisando: «Dei dettagli sulla stampa di queste tessere noi non sappiamo assolutamente nulla». L’unica notizia confermata dagli uffici di viale Europa è l’avvio di un «tavolo tecnico», definito «generico», per cominciare a definire insieme al ministero del Lavoro e ad altre aziende l’attuazione della misura simbolo del M5s.

Il mistero si infittisce quindi. E nelle parole, consegnate in forma anonima al Giornale, dalle fonti di Poste Italiane, oltre all’imbarazzo si percepisce un certo fastidio per l’ultima intemerata fatta da Di Maio a Bruxelles. Quella che sembra l’ennesima toppa peggiore del buco. Anche perché ieri mattina in Commissione Bilancio alla Camera c’è stata di nuovo bagarre, con Pd e Forza Italia a chiedere spiegazioni alla Castelli, ma senza ricevere alcuna risposta su chi stesse stampando le card.

Che non si sa nemmeno quante saranno. Di Maio all’inizio aveva parlato di circa 5 milioni di tessere, Castelli ha rialzato a 5 milioni e mezzo di beneficiari. Ma soprattutto, a quanto confermano fonti tecniche, non si sarebbe nemmeno potuta autorizzare la stampa, in assenza di una legge, un decreto ministeriale e senza nemmeno un appalto pubblico. Infatti, il testo che regolerebbe l’attuazione del reddito di cittadinanza non è ancora stato pubblicato, e i particolari dovrebbero essere definiti con un ddl collegato alla legge di Bilancio. Dove, al momento, sono solo indicate le coperture per la misura grillina che, nelle intenzioni di Di Maio, dovrebbe «abolire la povertà».

il giornale.it

 

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