Droga, prostituzione e migranti: ecco come agisce la mafia nigeriana

La mafia nigeriana resta uno dei problemi fondamentale della nostra sicurezza. Un’organizzazione potente, ramificata, estremamente violenta, che ha interessi in diversi settori criminali, dal traffico di droga all’immigrazione clandestina fino alla tratta di esseri umana finalizzata allo sfruttamento della prostituzione.

Il blitz realizzato questa mattina a Cagliari dalla Polizia di Stato è l’ultimo esempio di questa guerra continua del nostro Stato contro i clan nigeriani. Due le organizzazioni più potenti che operano a livello interazionale: la“Black Axe Confraternity” e la “Supreme Eiye Confraternity (Sec)”. Per identificarsi, i membri di quest’ultima organizzazione portano un teschio con ossa incrociate o un’aquila, nella maggior parte dei casi vestono di blu e si tatuano sul braccio un uccello (“eiye” in nigeriano).

Ciò che caratterizza i clan della mafia nigeriana è soprattutto il valore esoterico. L’appartenenza a questi gruppi criminali è spesso connotata da una forte componente di voodoo o ju-ju. Una componente che, come spiega la Direzione antimafia, “va ad influire in maniera sostanziale sul reclutamento e sull’operato dei partecipanti nonché, data l’alta valenza suggestiva, anche sulle stesse vittime del reato di tratta che restano, così, indissolubilmente legate, per timore di ritorsioni, ai trafficanti“.

Attraverso rituali che le vittime di questa tratta e i membri dei clan considerano magici, le persone perdono nella sostanza la propria individualità. Non si sentono più delle persone, sono convinte di essere di proprietà altrui. Questi riti, compiuti con unghie, capelli e sangue delle vittime, con giuramenti realizzati dalle maman (anziane spesso vittime a loro volte da giovani), sono considerati dei veri e propri patti con cui le persone si legano indissolubilmente al destino del clan. E considerano la loro vita e quella dei parenti come parte integrante della volontà dei capo di questa mafia.

Proprio attraverso questi riti e giuramenti, i clan controllano la vita di queste persone. E proprio per questo motivo, la mafia nigeriana ha tra i suoi maggiori business la tratta di esseri umani e di donne per farle prostituire. I clan controllano tutta l’orrenda filiera connessa allo sfruttamento. Reclutano le ragazze, generalmente minorenni, in Nigeria. Poi le vittime vengono sottoposte ai rituali di magia nera con cui si legano ai clan sotto la minaccia di conseguenze orribili per se stesse e le proprie famiglie rimaste nel Paese d’origine. Da qui vengono portate in Libia, nelle connection house, istruite dalle maman. E con documenti falsi, arrivano in Italia.

Nonostante la centralità della prostituzione, il “core business” della mafia nigeriana rimane la droga. In Italia sono numerose le indagini che confermano che il traffico di stupefacenti sia essenziale. I gruppi criminali provenienti dalla Nigeria hanno ormai raggiunto un livello di professionalità unico, sono distribuiti in tutto il mondo, hanno legami con produttori e consumatori in tutti i maggiori snodi del traffico mondiale di droga, e gestiscono il traffico dal momento della produzione a quello della distribuzione. Seguono rotte consolidate basandosi su gruppi criminali e terroristici presenti nei diversi territori.

E anche in Italia, evitano di entrare in conflitto con le altre organizzazioni presenti. Un sistema consolidato, estremamente capillare e difficile da neutralizzare. E in Italia, grazie anche alle rotte dell’immigrazione clandestina, portano costantemente nuove vittime e nuove reclute.

il giornale.it

 

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