Ora basta. Salvini furioso svela tutte le porcherie dei falsi buonisti. Ce n’è per tutti.

Enti “no-profit”, ma il “profit” non gli fa schifo affatto. È questo il paradosso della grande industria dell’accoglienza italiana. Parliamo di circa 36mila posti di lavoro egregiamente stipendiati. Assistenti sociali, traduttori, avvocati, personale sanitario e umanità varia.

«La pacchia è finita» continua a ripetere Matteo Salvini. E i buonisti di sinistra tremano: altro che migranti, qui c’ è un problema di denari.

Così da Trieste in giù risuonano i lamenti di sindacalisti e titolari di cooperative che protestano e annunciano tagli sanguinosi. E con loro c’ è il mondo dell’azione benefica legata alla Chiesa che strilla. Ieri mattina Avvenire, quotidiano dei vescovi, lanciava in prima pagina il suo slogan: «Meno accoglienza, meno buon lavoro».

Spiegazione: «Molti giovani professionisti qualificati potrebbero perdere la loro occupazione». Ma non era un problema di umanità? Forse per qualcuno, ma alla fine il vero nodo è che ci sono «diciottomila posti a rischio».

Ovviamente ciò che turba i sonni dei buoni di tutta la penisola è il famoso “pacchetto sicurezza” del governo che, oltre a complicare la vita ai clandestini, prevede in parallelo una stretta sulle spese sostenute dallo Stato per gli immigrati. L’ obiettivo è sborsare 19 euro al dì per ogni profugo. Prima erano 35.

Come si ottengono questi risparmi? Bisogna snellire il sistema e la dieta è già iniziata. Basti pensare al meraviglioso “modello Riace” con l’arresto del sindaco.

Tutta gente di buon cuore? Ne siamo certi, ma c’ è dell’ altro. C’ era una miniera d’oro, ora non c’è più.

Fonte: Libero

 

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