Mattarella sulla Grande Guerra: ​”Amore per patria diverso da nazionalismi”

Sono iniziate a piazza Venezia, intorno alle 8.45, le celebrazioni per il 4 novembre, giorno dell’Unità nazionale e delle Forze Armate.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accompagnato dal premier, Giuseppe Conte, dal ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, dai presidenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, e dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Claudio Graziano, ha deposto una corona d’alloro al Sacello del Milite Ignoto all’Altare della Patria a Roma.

Quest’anno la giornata riveste un particolare significato in quanto coincide con il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale. A tributare gli onori al Capo dello Stato, una Brigata di formazione interforze schierata in Piazza Venezia e il canto dell’inno di Mameli. Dopo la deposizione della corona d’alloro e il minuto di raccoglimento, le Frecce Tricolori hanno sorvolato i Fori imperiali colorando di verde, bianco e rosso il cielo con il tradizionale colpo d’occhio. A volare sopra l’Altare della Patria, per rendere omaggio, anche cinque elicotteri di Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di Finanza.

A 100 anni dalla fine della Grande Guerra, Mattarella ricorda quegli anni. E in una lunga intervista al Corriere della Sera “promette che non torneremo agli anni ’20 o ’30”. “L’amor di Patria – ha detto nell’intervista – non coincide con l’estremismo nazionalista. L’amor di Patria viene da più lontano, dal Risorgimento. Un impegno di libertà, per affrancarsi dal dominio imposto con la forza: allora da Stati stranieri. Dopo la Grande Guerra fu una parte politica a comprimere la libertà di tutti. In questo risiede il profondo legame tra Risorgimento e Resistenza”.

Mattarella, poi, “calca” un po’ la mano con una riflessione e tira in ballo l’amore per l’Ue: “Occorre la forza della ragione per riesaminare e comprendere perché la fine della Guerra non generò una vera pace, perché si sviluppò ulteriore volontà di potenza, perché il nazionalismo esasperato alimentò smanie espansioniste e di sopraffazione, persino l’odio etnico. Le democrazie hanno bisogno di un ordine internazionale che assicuri cooperazione e pace, altrimenti la forza dei loro stessi presupposti etici, a partire dall’inviolabilità dei diritti umani, rischia di diventare fragile di fronte all’esaltazione del potere statuale sulla persona e sulle comunità. Ma l’Europa si è consolidata nella coscienza degli europei, molto più di quanto non dicano le polemiche legate alle necessarie, faticose decisioni comuni nell’ambito degli organismi dell’Unione Europea”.

 

IL GIORNALE.IT

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