Migranti, la stretta di Salvini: arriva la lista di “Stati sicuri”

Il motivo è semplice: ridurre i tempi con cui vengono valutate le richieste di asilo dei migranti in Italia.

Per questo sarebbe arrivato un emendamento al dl Sicurezza, firmato dallo stesso Salvini, per creare anche in Italia una lista di Stati “sicuri” di partenza degli stranieri che dovrebbe velocizzare l’iter di accettazione o rigetto.

In sostanza il Viminale starebbe studiando una modifica al suo testo in cui verrebbe chiesto allo stesso richiedente asilo (se proviene da uno “Stato sicuro”) di dimostrare che il ritorno in Patria costituisce una situazione di pericolo per la sua incolumità. Si inverte dunque l’onere della prova: non sarà la Commissione territoriale a dover verificare e controllare le dichiarazioni rialsciate dal migrante di fronte alle varie autorità, ma sarà lo stesso richiedente asilo a dover presentare le prove. Se questo non dovesse avvenire, allora la richiesta di protezione internazionale verrebbe rigettata e il migrante espulso dal Belpaese. La lista di Stati sicuri verrebbe stilata sulla base delle informazioni fornite dalla Commissione nazionale per il diritto d’asilo (che si avvale di dati di organizzazioni internazionali, fra cui l’Unhcr), sarà aggiornata periodicamente e inviata alla Commissione Ue.

Come si definisce uno Paese sicuro? Il governo valuterà il rispetto dei diritti umani e eventuali conflitti armati interni o internazionali. L’Italia non sarebbe l’unica ad applicare questa norma. In Germania, per dire, già esiste e nei giorni scorsi la Merkel ha messo in cantiere l’idea di aumentare il numero di Stati nell’elenco dei Paesi sicuri. Il governo tedesco medita di inserirne altri 14 in modo da rendere più facile e rapiodo il rimpatrio. Ogni paese per cui meno del cinque per cento di richiedenti asilo ottiene il diritto di rimanere in Germania, potrebbe così essere considerato come “paese di origine sicuro”, anche se i nuovi regolamenti non possono contraddire le norme europee per cui un paese è sicuro se non sussiste per i migranti che vi fanno ritorno il rischio di tortura, trattamento disumato o morte in conflitto armato. All’elenco potranno quindi essere aggiunti in Germania Tanzania, Ucraina, Pakistan, Benin, Guinea-Bissau, Repubblica centrafricana, Ciad, Colombia, Cuba, Vietnam, India, Belarussia, Kenya e Moldova.

IL GIORNALE.IT

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