Milano, asili invasi da stranieri: i bimbi italiani sono minoranza

Milano è città sempre più multietnica. Al primo gennaio 2018 gli stranieri che risiedono all’ombra della Madonnina sono oltre 260mila – 262.521 per l’esattezza – e rappresentano il 19,2% della popolazione totale della metropoli.

Dieci anni fa, nel 2008, erano 175.997 (13,5%). I numeri li dà Tuttitalia (elaborandoli su dati Istat), che specifica anche come la comunità più numerosa sia quella filippina (15,6%), seguita da quella egiziana (14,3%) e cinese (11%). A livello di provenienza, l’Asia vale il 40% degli immigrati, l’Africa il 22%, il resto dell’Europa il 20% e le Americhe il 18%.

Bene, fatta la doverosa premessa, c’è qualcosa che non va in alcune scuole dell’infanziadella città. Per esempio, negli asili di certe zone periferiche – Mompiani, Monte Velino, Bruzzano-Affori, via Padova e Gorla –, dove la percentuale di bimbi stranieri si avvicina al 100%, le maestre faticano a farsi capire, anche dagli stessi genitori, che masticano poco e male la lingua italiana. E l’amministrazione Sala (questo luglio) ha pensato bene di programmare il taglio di ben dodici unità educative, traduttori mediatori culturali compresi, fondamentali per la comunicazione e per l’educazione. In altre scuole dell’infanzia, invece, i figli di non madrelingua non sono l’80% o il 90% del totale, ma oscillano comunque tra il 30% e il 70%.

Le scuole multietniche di Milano

Una situazione che siamo andati allora a toccare con mano, facendo un salto all’asilo di via Paravia, appena dentro via Novara. Un quartiere non così periferico dove vivono italiani e stranieri. Alle nove il via vai di genitori e nonni è continuo e fermando qualche mamma e papà capiamo che in quelle classi il rapporto italiani-stranieri è circa 50 e 50. Dunque, avviciniamo anche qualche madre straniera. Due donne arabe con il velo, però, declinano dicendoci che non capiscono e non sanno bene l’italiano, e altre non vogliono proprio parlare. Un’altra donna araba, invece, ci spiega di un bel mix nella classa della figlioletta. (Guarda il video)

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“Gli arabi qui sono tanti, ma non solo: ci sono altre etnie. E nella classe di mio nipote, occhio e croce, direi che sono più gli stranieri”, precisa un’altra signora, mentre una mamma italiana aggiunge: “Non è più come una volta: rispetto al mio primogenito gli stranieri adesso sono molti di più”.

Un papà: “C’è un’incidenza altissima di stranieri. La classe di mio figlio, comunque, è per il 30% composta da stranieri, ma ci sono altre classi che sono 50 e 50. Però se si va alle elementari sempre qui in Paravia, quasi in piazzale Segesta, la proporzione si inverte e diventa 80-20 in favore degli stranieri. Detto ciò, sono solo bambini e giocano tra di loro; ecco alle medie, forse, la cosa può dare un po’ più di problemi”.

A proposito di medie, due mamme sempre italiane ci raccontano la loro esperienza diretta, visto che hanno figli più grandi alle elementari e alle medie (una di loro nella scuola di piazzale Axum): “Qui in questo asilo la proporzione è 50 e 50, forse qualcosa di più in favore degli stranieri. Ma alle secondarie è anche di più. Mia figlia, infatti, va alle medie di Axum è lì è almeno 70-30 il rapporto nelle aule, perché raccoglie tutto il bacino di via Paravia, compreso il popoloso quartiere popolare attorno a Segesta e Selinunte. Mia figlia, per esempio, è in una classe di venti scolari in cui gli italiani sono due o tre, lei compresa…”. Continuano dunque in tandem: “Le nostre perplessità grosse sono sulla scelta delle scuole medie: molte persone si rivolgono alle private, perché c’è proprio sproporzione”.

Poi, una di loro ci racconta un particolare: “Parlando con un dirigente scolastico ho saputo che i figli degli immigrati, anche dei clandestini, possono arrivare a scuola a qualsiasi mese dell’anno, perché è riconosciuto sempre il diritto all’istruzione. Quindi, magari, può essere che in una classe in cui ci sono due o tre italiani e più di quindici stranieri, a metà anno – o quando capita, fine ottobre, gennaio, febbraio o marzo che sia – arrivano altri stranieri, che non sanno la lingua visto che sono appena arrivati qui”. Il rischio di tutto ciò lo dicono loro: “Succede che il livello della classe si abbassa e soprattutto succede che poi la gente scappa via. E così il quartiere, pian piano, muore”.

IL GIORNALE.IT

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