Migranti, il vescovo ungherese: “Dobbiamo aiutarli a casa loro”

Monsignor Fülöp Kocsis, arcivescovo e metropolita della Chiesa greco-cattolica ungherese, si è schierato con Viktor Orban sull’accoglienza dei migranti e sulla gestione dei fenomeni migratori.

Attraverso un’intervista rilasciata al portale In Terris, l’ecclesiastico ha risposto a una serie di quesiti relativi anche al Sinodo dei vescovi sui giovani. Kocsis, in questi giorni, si trova in Vaticano come padre sinodale. Ma la parte più rilevante dei virgolettati è quella riservata alla strenua difesa della “via ungherese” all’immigrazione.

Le politiche di Orban, secondo la visione dell’ecclesiastico, sono più che corrette: l’Ungheria ha già predisposto un numero cospicuo di strumenti con la finalità di difendere i cristiani perseguitati, mentre la strada meglio percorribile per risolvere le conseguenze di un’immigrazione sfrenata, sostiene il presule, è quella che prevede sì di aiutare coloro che vorrebbero raggiungere le coste del Vecchio Continente, ma nelle loro terre d’origine: “L’Ungheria – ha esordito Kocsis -, in proporzione al peso politico ed economico di cui dispone in Europa, fa più di tutti gli altri in favore dei cristiani perseguitati, aiutando quei Paesi che stanno perdendo il loro popolo”. Poi il riferimento al primo ministro dell’Ungheria: “La linea del nostro presidente, appoggiata dalla larga maggioranza di ungheresi, è chiara: le popolazioni che soffrono – ha specificato – vanno aiutate nei luoghi d’origine, non in Europa. Farlo qui – ha continuato – equivarrebbe soltanto ad un tipo di sostegno superficiale. Infatti, accogliere questa gente attirandola in Europa è negativo per loro e per le loro terre di origine”.

Il sostegno nei confronti delle politiche di Orban sembra totale: “La mia opinione, come quella di tanti ungheresi, è che dobbiamo aiutarli a casa loro. Per questo motivo – ha chiosato il vertice della Chiesa greco cattolica ungherese – il nostro Paese non favorisce l’accoglienza dei migranti, ma preferisce fare tutto il possibile affinchè essi possano essere aiutati a casa e, chi è già emigrato, vi possa anche fare ritorno”. Kocsis non sostiene solo la “linea dura” in materia d’accoglienza, ma anche una sorta di possibilità di reintegro nei paesi di provenienza dei migranti, oltre che il noto “diritto a non emigrare”.

Il metropolita non si è limitato a questo. Affrontando il tema delle ideologie oggi dilaganti all’interno del consesso europeo, Kocsis ha parlato pure di una vera e propria “persecuzione della cristianità”. “L’affermazione di una certa idea di liberalismo e dell’ideologia del gender – ha voluto evidenziare – vanno in direzione di un attacco diretto contro il cristianesimo ed indeboliscono la Chiesa in Europa”. Dopo il presidente dell’episcopato magiaro, un altro membro della Chiesa cattolica ha voluto in qualche modo prendere le difese del presidente ungherese.

IL GIORNALE

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