L’islamico che sfida l’Occidente: “Milioni per legalizzare il burqa”

(Copenaghen)    La Danimarca, qualche mese fa, ha approvato a larga maggioranza una legge che vieta l’uso del velo integrale nei luoghi pubblici. Una scelta democratica in un Paese democratico, quindi. Ma Rachid Nekkaz, uomo d’affari e attivista politico algerino, non ha alcuna intenzione di rispettarla e farla rispettare, o almeno vuole provarci. Ha già sfidato Francia (dove dice di aver pagato più di mille multe a donne sanzionate per il burqa), Svizzera e Belgio, e ora Nekkaz va all’attacco anche della Danimarca. “Vorrei cominciare dicendo che nel 2010 ho creato un fondo di un milione di euro per pagare tutte le multe alle donne che indossano il niqab liberamente per la strada”, afferma davanti al Parlamento danese a Copenaghen. “E sono qui, nel vostro Paese, per lanciare un avvertimento : fino a quando non rispetterete la libertà e diritti delle persone, io sarò qui”.

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L’avvertimento dell’attivista islamico, però, suona più come una minaccia. Ogni mese, infatti, Nekkaz dice che sarà a Copenaghen per pagare le multe alle donne che scelgono di indossare il velo integrale “liberamente”. “Volete instaurare una dittatura contro di loro e io non lo permetterò e accetterò mai”, dice davanti a una folla incredula (la maggior parte sono giornalisti). Marcus Knuth, portavoce del partito Venstre, ascolta stupito il discorso dell’algerino davanti al Parlamento e quasi gli scappa una risata: “Dice di voler pagare le cosiddette “multe da burqa” ma tutto questo è assurdo perché nell’ultimo mese e mezzo, da quando la legge è entrata in vigore, sono state date solo tre multe. Questo significa che la legge viene rispettata”, afferma con tono rilassato.

Durante il monologo surreale di Nekkaz, un danese presente inizia a scaldarsi e a urlare: “Quando te ne vai? Vattene via! Dici solo cazzate! Cazzate!”, sbotta. Parentesi: è un uomo sulla cinquantina che abbiamo provato a intervistare prima dell’inizio della manifestazione, ma aveva gentilmente declinato l’offerta. “Non me la sento di metterci la faccia, è una questione delicata e non puoi mai sapere cosa può succedere “, ci aveva detto con tono preoccupato in privato. Alle parole del 50enne, poi, una donna con hijab  si innervosisce e sbotta anche lei: “No, queste non sono cazzate. Ci sono tante violazioni qui! Mi hanno sputato addosso e hanno strappato via il mio hijab! Ci sono tante violazioni qui, quindi non mentire! Probabilmente tu non le vedi!”.

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Le donne pro-burqa, a parte due o tre, alla manifestazione firmata Nekkaz non si sono presentate. Secondo l’attivista, però, la loro assenza è dovuta esclusivamente alla paura. “Ma se hanno paura non pensa che non verranno nemmeno in ottobre?”, chiediamo. “Queste donne sono venute qui anche il mese scorso e credetemi, a ottobre saranno qui e se avranno bisogno pagherò io le loro multe”, ribadisce innervosito.

Insomma, la sua sfida è lanciata. La Danimarca, comunque, sembra davvero fare sul serio quando si tratta di certi argomenti: “Non vogliamo che ci siano zone, qui, dove la gente non parla danese e la nostra tradizione e cultura non viene rispettata. Questo per noi rappresenta un problema”,  spiega Peter Kofod Poulsen del Partito Popolare Danese. E conclude: “Se la gente viene in Danimarca deve sapersi adattare”.

 

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