L’appello di Bechis a Conte: ‘Abroghi la legge Letta-Renzi che oscura i finanziatori dei partiti e dei politici’

Nel gennaio del 2014 un comma della legge che abrogava i rimborsi elettorali stabilì per la prima volta nella storia italiana che chi finanziava partiti e uomini politici poteva avvalersi della legge sulla privacy non rivelando così la propria identità.

Lo afferma il giornalista Franco Bechis in un video sul Corriere dell’Umbria, testata da lui diretta.

“Da quel momento la politica italiana da democratica si è trasformata in società segreta, impenetrabile dai cittadini elettori. Oggi i principali finanziatori di Forza Italia, Pd, etc… nascondono la propria identità sotto stelline (******) o tratti di pennarello nero”.

Tutto questo – prosegue Bechis – ha prodotto un risultato “grottesco”: ad esempio lo scorso anno persino la famiglia di Silvio Berlusconi “che da una vita dava soldi a Forza Italia si è vergognata di farlo e ha nascosto ogni identità utilizzando quella norma”.

E allo stesso modo ministri, sottosegretari e parlamentari usano la privacy “per oscurare le proprie dichiarazioni sui patrimoni posseduti e sul rendiconto della campagna elettorale”.

Il giornalista spiega che soltanto in Italia non c’è trasparenza sui finanziamenti ai partiti, mentre in tutto il mondo le democrazie si reggono grazie, appunto, alla trasparenza.

E cita il caso degli USA, dove vengono concessi aiuti economici delle lobby, ma anche i candidati alla presidenza sono obbligati a “rendere pubblico appena ricevuto ogni finanziamento di singoli, imprese e gruppi lobbistici”.

In tal modo l’elettorato è a conoscenza di chi finanzia se, ad esempio, un partito è finanziato “dalla lobby delle industrie degli armamenti o da quelle automobilistiche e che quindi una volta al potere chi ha preso quei soldi sarà grato”, spiega ancora Bechis.

Per questo motivo il giornalista sostiene la necessità di abrogare la norma di legge Letta-Renzi, e fa quindi un appello al premier Giuseppe Conte affinché ristabilisca “una regola che era in vigore perfino ai tempi di Bettino Craxi e Giulio Andreotti: il divieto di finanziare partiti e uomini politici da parte di società concessionarie dello Stato e di società in cui la partecipazione di qualsiasi ente pubblico è superiore al 10%. Ne va del corretto funzionamento della democrazia”.

 

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