Il padre di una vittima del crollo del Ponte Morandi: ‘Mio figlio non è morto, è stato ucciso’

“Mio figlio non è morto, è stato ucciso”.

Così Roberto Battiloro, papà di Giovanni, una delle vittime del crollo del Ponte Morandi, intervenendo a In Onda su La7.

Rispondendo ad una domanda del conduttore Luca Telese, Battiloro ha affermato: “Lo Stato è stato completamente assente e ha guardato i suoi giovani morire, lasciarsi cadere giù da un ponte, senza fare nulla, senza prevenire nulla”.

“Per questo – ha continuato – io sono qui: solo per chiedere giustizia, per capire la verità. E attraverso il mio avvocato Antonio Cillo stiamo facendo tutte le mosse possibili attraverso i periti che nomineremo per sapere perché mio figlio è morto a 29 anni. Perché mio figlio è stato ucciso a 29 anni”.

“Ma questa volta – ha aggiunto Battiloro – non sarà facile insabbiare tutto come nelle altre stragi. Questa volta tutta la cittadinanza di Torre del Greco, 100mila persone, si possono guardare i like dei giovani, le lettere che vengono scritte da tutta Italia, questa volta il popolo italiano sarà vicino a tutte le vittime per poter avere una risposta”.

E ancora: “In quella strage ci poteva essere il figlio di chiunque e noi lotteremo per tutta la mia vita finché non si avrà giustizia e verità. Questa volta il patto con gli italiani lo Stato lo ha perso. Questo governo dovrà dare delle risposte, e mi auguro che lo faccia al più presto”.

Il padre della vittima ha poi ribadito che la morte di suo figlio è stata un “omicidio di Stato perché mio figlio non è morto, è stato ucciso, perché lo Stato non ha tutelato i suoi cittadini”.

“Mio figlio non correva a 200, era fermo su un ponte – ha proseguito – Sicuramente la società Autostrade sapeva che quel ponte era pericoloso. Poi non sta a me dirlo, possiamo leggere dappertutto quello che dicono gli ingegneri: il ponte era pericoloso”.

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