Il tramonto del diesel e la sfida elettrica mettono a rischio gli utili dei big dell’auto

Tante le incognite sullo sviluppo futuro dell’industria automobilistica. A delineare uno scenario con non poche ombre è l’ultimo Global automotive outlook realizzato da AlixPartners.

La trasformazione epocale del settore tra declino del diesel, elettrificazione, guida autonoma e connettività porterà i gruppi automobilistici a sempre maggiori investimenti dai ritorni economici però incerti. Le auto diesel, secondo lo studio, diventeranno entro il 2030 un prodotto di nicchia e nell’Ue ridurranno la propria quota ad appena il 5%. E se saranno felici tutti i detrattori di questa alimentazione, a subire le conseguenze sarà il fattore climatico.

«Il calo delle vendite di queste vetture – ricorda la nota di AlixPartners – renderà più difficile, nel medio termine, per i costruttori il raggiungimento degli obiettivi relativi alla riduzione di CO2». Un’auto a gasolio emette meno CO2 rispetto a un veicolo a benzina. In proposito, il calo del diesel, unito alla quota modesta di vetture elettrificate, tra elettriche e ibride plug-in (batteria ricaricabile), ha già mostrato i suoi effetti: lo scorso anno le emissioni medie di CO2 delle flotte europee sono state maggiori rispetto al 2016.

L’industria, intanto, ha di fronte un vero salasso visti i nuovi limiti imposti dalla normativa Ue (95 grammi di CO2 entro il 2021). Per i gruppi automobilistici l’esborso per ogni veicolo prodotto potrebbe variare da 325 a 485 euro a seconda della tecnologia di elettrificazione utilizzata. Complessivamente, AlixPartners ha quantificato in 255 miliardi i soli investimenti alla voce «flotte elettrificate».

Salgono le spese dei produttori (180 miliardi nel 2016 e il record di 200 miliardi nel 2017) e cala invece il mercato, la cui crescita è vista intorno a una media annua del 2,3% entro il 2025, contro il 3,8% registrato negli ultimi sette anni. Gli impatti maggiori, avverte la società di consulenza, si avranno soprattutto in Germania e in Italia, Paesi dove l’industria delle quattro ruote è rilevante per l’economia.

In proposito, lo studio evidenzia come, per la prima volta dal 2013, nonostante il record di vendite conseguito dal settore nel 2017, nello stesso anno il margine ebit delle prime 25 Case automobilistiche a livello mondiale è sceso al 6% dal 6,3% precedente.

«Nei prossimi anni – commenta Giacomo Mori, managing director di AlixPartners in Italia – l’industria dell’auto sarà costretta a spendere centinaia di miliardi in tutto il mondo allo scopo di gestire la trasformazione del settore. E non ci sono dubbi che tutto questo continuerà a pesare sui margini di profitto. Inoltre, la lotta per la quota di mercato tra i costruttori diventerà ancora più dura; una buona notizia per i consumatori che potranno beneficiare ancora di forti sconti e promozioni».

L’Outlook 2018, mentre vede la Cina continuare a fungere da locomotiva della crescita globale e un’Europa sempre più aggrappata ai Paesi dell’Est, guarda con preoccupazione al Nord America, tra l’altro mercato centrale per Fca, con la prospettiva di un forte calo delle vendite fino al 2020 e una risalita fino a un ritorno ai livelli attuali solo nel 2024.

Intanto, se l’elettrificazione delle flotte ha segnato, lo scorso anno, un +82%, la carenza di materie prime per la fabbricazione delle batterie potrebbe rallentare questa corsa, visto che a partire dal 2022, sottolinea AlixPartners, la domanda di cobalto (il prezzo si è impennato in due anni del 178%) supererà la produzione globale di queste macchine. Anche per il nichel i prezzi hanno iniziato ad aumentare.

«Ciò non impedisce – conclude Mori – di considerare l’elettrificazione sempre più in pole position. Il processo di spostamento dal motore a combustione interna tradizionale verso alimentazioni alternative è ormai irreversibile». IL GIORNALE.IT

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