Conti correnti dormienti, lo Stato si prende 670 milioni di euro

L’ intento è nobile. I quattrini, alla fine, dovrebbero tornare ai risparmiatori. Quelli traditi o truffati dalle banche e dalle compagnie assicurative. Peccato che nessuno, finora, abbia mai visto un centesimo. La storia inizia nel 2005, quando l’ allora ministro dell’ Economia, Giulio Tremonti, decise che tutti i soldi (depositi, libretti, assegni, azioni, obbligazioni e polizze sopra i 100 euro) custoditi da istituti di credito e assicurazioni per almeno 10 anni senza che nessuno si sia fatto vivo per spenderli o per reclamarne la paternità, dovessero essere trasferiti d’ ufficio nelle casse pubbliche.

Per accoglierli, nel 2008 fu creato un veicolo ad hoc, il cosiddetto Fondo dei rapporti dormienti, gestito dalla Consap. Lì, stabilisce la legge, le somme devono rimanere altri 10 anni, nell’ eventualità che qualcuno si ricordi improvvisamente di avere del denaro su un conto corrente. Possibile, direte voi, che uno possa dimenticarsi centinaia o addirittura migliaia di euro in una banca? Messa così, sembra fantascienza. Ma le persone invecchiano, la vita si complica, le cose si scordano. E se il gruzzolo sfuma nella memoria per gli eredi diventa quasi impossibile recuperarne traccia.

Per farne cosa? – Il fenomeno è molto più diffuso di quanto si pensi. Nel 2008, al momento della prima infornata che riguardava tutto il pregresso, nel fondo sono confluiti ben 673 milioni di euro. Una goccia rispetto ai circa mille miliardi che le famiglie conservano nei conti correnti, ma tutt’ altro che bruscolini. E i flussi sono proseguiti, seppure in misura più limitata, anche negli anni successivi.

Nel 2013, ad esempio, sono arrivati altri 184 milioni, nel 2014 203. Poi 142 nel 2015, 101 nel 2016 e 107 nel 2017. In tutto dal 2008 sono entrati nelle casse del Tesoro circa 2 miliardi. Non tutti sono ancora lì. Il fondo prevede la possibilità, non semplicissima, di cercare il proprio conto smarrito e di chiedere il rimborso. Alcuni lo hanno fatto. Ma il malloppo resta elevato. La giacenza al 31 dicembre del 2017, secondo quanto riportato dalla relazione della Corte dei conti sul Rendiconto generale dello Stato, era di 1,5 miliardi di euro.

Che fine faranno quei soldi? La risposta è stata fornita ieri dal ministero dell’ Economia, che ha avvertito che il prossimo novembre le prime somme cadranno in prescrizione. Il che significa che entreranno ufficialmente nella disponibilità dello Stato. Da quel momento, i soldi confluiti nel fondo nel 2008, i 673 milioni iniziali, saranno persi per sempre, non più rivendicabili. E così accadrà, da ora in poi, nel novembre di ogni anno.

Cosa ci farà il governo con i nostri quattrini dimenticati nessuno lo sa esattamente. Il Fondo rapporti dormienti, insieme a quello interbancario, è una delle fonti di finanziamento del meccanismo introdotto dall’ ultima legge di bilancio per indennizzare i clienti colpiti dalle crisi bancarie. Il governo ha previsto lo stanziamento di 100 milioni in 4 anni. Troppo pochi secondo il nuovo esecutivo grillo-leghista, che ha già promesso un intervento nella prossima legge di bilancio per ampliare la platea ed affinare le procedure di rimborso. Bene. Nel frattempo, però, nessuno ha visto il becco di un quattrino

Il caso delle polizze – Senza contare che quei soldi sono dei cittadini. Perché i contribuenti smemorati dovrebbero pagare per gli errori fatti dalle banche? E, soprattutto, perché le stesse banche non evitano che i soldi finiscano nel fondo con procedure più efficaci di individuazione dei titolari? Il problema se lo è posto l’ Ivass, che da diversi mesi ha preso a cuore il problema delle polizze dormienti. I contratti non reclamati dopo 10 anni dalla scadenza o dalla morte del titolare subiscono la stessa sorte dei depositi bancari. Solo che l’ authority di controllo delle compagnie ha individuato circa 40 miliardi di euro di assicurazioni a rischio “dormienza”. Dopo una breve indagine, e verificata l’ inerzia delle società nel rintracciare i proprietari del denaro, l’ Ivass è scesa direttamente in campo, incrociando i dati delle compagnie con quelli dell’ Agenzia delle entrate. Ebbene, in poche settimane sono state risvegliate ben 190mila polizze, restituendo ai contraenti ben 3,5 miliardi di euro. L’ autorità è presieduta dal dg di Bankitalia Salvatore Rossi.

Sarebbe troppo chiedere che anche il governatore Ignazio Visco faccia lo stesso con le banche?

 

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