Sergio Mattarella, la manina sulla presidenza Rai: chi vuole piazzare al vertice

Il presidente della Repubblica si guarda bene dall’intervenire su una vicenda di competenza del governo e del Parlamento, come è la nomina dei vertici della Rai. Non dirà una parola in pubblico. E anche in privato è stato ben attento, in queste ore, a tenersene alla larga. Dal Colle si ribadisce che Sergio Mattarella non ha sentito nessuno, su questo, perché non ha poteri sulla Rai. Però, come è naturale, ha seguito la vicenda nei risvolti che gli competono, ossia il rispetto degli organi costituzionali, il Parlamento, e della legislazione. In questo senso, il suo pensiero sul caso Rai è molto preciso: spera non ci siano forzature e che si rispetti la legge. Tradotto dal lessico quirinalizio, è evidente che il presidente non ha apprezzato la «forzatura» della maggioranza di proporre un nome, Marcello Foa, che non era sta condiviso con l’opposizione, né, tantomeno, era espressione della minoranza, come accaduto in altre stagioni per renderne palese il ruolo di garanzia.

OCCHIO ALLA LEGGE
L’altro punto su cui il presidente della Repubblica è attento è il rispetto dell’attuale legislazione. E la legge, sulla nomina dei vertici Rai, parla chiaro: il fatto che il presidente di viale Mazzini debba essere votato dai 2/3 della commissione Vigilanza significa che deve essere concordato con l’opposizione. Così da equilibrare il potere della maggioranza, che ha diritto di nomina, in un settore delicato come la tv di Stato. Proporre, quindi, un nome gradito solo alla maggioranza – o addirittura a un partito della maggioranza, come sembra in questo caso – significa tradire lo spirito della legge.

Naturale, dunque, che sul Colle non si ritenga una via percorribile quella di riproporre un nome che non ha avuto i voti della commissione di Vigilanza Rai. Per ora nessun gruppo dell’opposizione si è rivolto esplicitamente al presidente della Repubblica, chiedendo un suo intervento. Ma non ce n’era bisogno. Perché, appunto, Mattarella segue ed è attento al rispetto della legge.

Come la pensi, poi, sul delicato tema dell’informazione, lo ha spiegato sei giorni fa, alla cerimonia del Ventaglio, davanti alla stampa parlamentare. «L’informazione non è un prodotto ma un diritto fondamentale, tutelato dalla Costituzione», ha detto. E ha ricordato che l’articolo 21 della Costituzione «garantisce questo diritto che fornisce sostanza alla democrazia. L’informazione, insomma, è strettamente legata alla democrazia: «La libertà di informazione e i diritti che vi sono collegati – e il sostegno, funzionale ad assicurarla in concreto – alimentano il circuito democratico». È attraverso di essa che i «cittadini acquisiscono elementi di conoscenze per elaborare opinioni, che devono essere libere e consapevoli». Un discorso generale sul giornalismo ma che vale tanto più per la Rai

L’AUGURIO
Mattarella non intende intervenire. Ma è naturale che, nel concreto, si augura ai vertici della tv di Stato una persona super partes, il più possibile di garanzia per tutti. Anche vicina alla maggioranza di governo, nulla vieta che non lo sia. Ma, nello stesso tempo, deve essere e apparire un garante anche per le minoranze, visto il ruolo strategico che è chiamata a ricoprire. Non è un caso, del resto, che Luigi Di Maio, che dei due azionisti della maggioranza è quello più attento ai rapporti con il Quirinale, ha detto che, «in assenza di un’intesa parlamentare», il nome di Foa non sarà riproposto. Perché, ha aggiunto, questo dice la legge. E il governo del cambiamento, della legalità, non può certo non rispettare una legge. Mattarella la pensa allo stesso modo.

 

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