Fabrizio Palermo in Cdp, lo scenario catastrofico: “È l’uomo dei 5 Stelle e…”, l’Europa ci condanna?

Fucili già spianati contro Fabrizio Palermo. Il nuovo amministratore delegato di Cassa Depositi e prestiti è descritto quasi unanimemente come “uomo del Movimento 5 Stelle“, un tecnico “politico” che da capo della finanza di Cdp negli ultimi tempi, scrive Federico Fubini sul Corriere della Sera, “si è fatto vedere poco” dai colleghi. Sottinteso: era più impegnato in campagna elettorale, per garantirsi eventuali appoggi futuri, che sui conti della Cassa.

Ora, sottolinea un po’ perfidamente il giornalista economico del Corsera, Palermo “deve la sua nomina a M5S e cosa ciò implichi lo si vedrà presto”. Di fatto, è la profezia, un disastro dietro l’altro a cominciare dalla nazionalizzazione delle imprese in rosso come Ilva o Alitalia. Se questo davvero accadesse, Cdp andrebbe in perdita e i costi sarebbero a carico degli italiani, tramite “un aumento degli interessi versati dallo Stato sui 150 miliardi di liquidità depositati da Cdp nel proprio conto presso il Tesoro“. Un maquillage contabile che potrebbe portare l’Unione europea a vedere la Cassa come parte dello Stato, facendo salire il debito pubblico di circa il 10%, un’enormità.

Il contrappeso (la speranza, par di intuire leggendo il commento di Fubini), è rappresentata nella opposizione interna a Palermo, rappresentata dal ministro dell’Economia Giovanni Tria e dalla sua squadra piazzata al Tesoro, che poi è la stessa che aveva Pier Carlo Padoan. “Più che una larvata sopravvivenza del governo del Pd – sottolinea Fubini – i loro profili rappresentano la continuità che corre nelle istituzioni sul processo di bilancio e per altre funzioni in cui gli apparati italiani lavorano a stretto contatto con quelli europei”.

 

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