Vittorio Feltri: attaccare Salvini è da masochisti

Con tutte queste navi che gironzolano nel Mediterraneo cariche di africani comincio a perdere la trebisonda. Quali di esse abbiano diritto di attraccare in Italia e quali invece debbano essere respinte non lo so più e nessuno ci fornisce spiegazioni esaustive. Mi rendo solo conto che una quantità enorme di profughi parte dalla Libia e punta ad approdare sulle nostre sponde illudendosi di trovare ospitalità che non siamo in grado di garantire per mancanza di spazio e di risorse. Pertanto non ha torto Salvini quando chiude i porti per arginare l’ invasione. Eppure, sebbene egli abbia ragione, viene aspramente criticato e accusato di crudeltà.

Secondo la sinistra e i cattolici noi saremmo obbligati a tenere spalancate le porte di casa per ricevere chiunque, anche se non siamo in grado di farlo. Non riesco a comprendere la teoria dell’ accoglienza indiscriminata e senza fine. Dove li mettiamo tutti gli sfigati che approdano sulla Penisola? Chi li mantiene, con quali soldi? Nelle strade delle città e dei paesi della patria vediamo poveri negri allo sbando, i quali vagano senza meta alla ricerca di un ostello, pisciano nelle aiuole dato che non dispongono di un bagno e di un tetto, campano di espedienti, inclusa la questua, hanno occhi tristi e smarriti. Cosa ne facciamo di questa gente? Nessuno lo dice, ma tutti insistono: bisogna soccorrerla. Come?

Mistero. Però parecchi sono persuasi che Salvini sbagli nell’ impegnarsi nei respingimenti, unica soluzione pratica e praticabile per impedire che i migranti seguitino a giungere da queste parti. Il ministro dell’ Interno non è un razzista bensì un realista, l’ unico politico capace di tutelare gli interessi nazionali. Non tollera giustamente che lo Stato sia generoso e solidale con i quattrini dei concittadini. Che sono già in difficoltà a causa di una crisi che non accenna a diminuire per vari motivi non dipendenti dalla loro volontà

Smettiamola di attaccare Matteo e convinciamoci che è l’ unico politico che abbia un po’ di sale in zucca. Se i senegalesi e affini non vogliono morire affogati in mare rimangano nella Savana e la trasformino in un ambiente vivibile lavorando sodo, come abbiamo fatto tutti a casa nostra. Il resto è vana conversazione, materia da talk show.

 

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