La rivolta dei migranti sulla Diciotti era una messa in scena? E c’è chi dice di aver gonfiato troppo.

Niente manette per i ribelli della Vos Thalassa. A meno che la rivolta non fosse solo messa in scena. Con tanti complici.

Questo il sospetto che sta balenando in queste ore. La vicenda ha inizio con un rimorchiatore italiano che soccorre i migranti furbetti al largo della Libia.

A questo punto sarebbero scoppiate le violenze dei «facinorosi», che hanno costretto il rimorchiatore a invertire la rotta verso l’Italia.

Ma una fonte libica del Giornale a Tripoli ha spiegato subito che «non era successo nulla di particolare».

Poi lo stesso portavoce della Guardia costiera libica ha confermato di una rivolta a bordo, anche a seguito delle mail allarmanti del capitano del rimorchiatore abilmente passate ai media.

Ora la compagnia Vroon, proprietaria della nave, accusa i giornali di aver «ingigantito» oltremodo i fatti.

Le situazioni possibili sono due: o esisteva un reale pericolo, perché quei migranti volevano per forza arrivare in Italia oppure la vicenda è stata ingigantita per permettere l’intervento della Guardia costiera.

Così, la vera o presunta situazione di pericolo a bordo, ha fatto scattare l’intervento di nave Diciotti in nome della «sicurezza dell’equipaggio», come è stato ufficialmente sbandierato.

Intanto i “facinorosi” non sono stati arrestati una volta sbarcati a Trapani, ma indagati risultano indagati con l’accusa di concorso in violenza privata.

La Guardia costiera si è fatta infinocchiare o ha dato troppo credito al capitano del rimorchiatore, che non aveva nessuna intenzione di rimanere bloccato in mezzo al mare dalla linea dura del Viminale?

 

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