Popolari e socialisti addio, sovranisti primi nel prossimo Europarlamento

I sovranisti finiranno per prendersi anche il Parlamento europeo. Se va avanti così è una prospettiva tutt’ altro che irreale. E fa quasi sorridere il fatto che gli eurocritici puntino ad avere il potere a Bruxelles. Anzi fa pensare. La simulazione è stata fatta dall’ Istituto Cattaneo. E si basa sulla media dei sondaggi attuali nei vari partiti dell’ Unione. Vengono messi a confronto i dati del 2014, quando c’ erano anche i seggi del Regno Unito, oggi esclusi per effetto della Brexit. E si suppone che i partiti mantengano l’ affiliazione attuale. Cosa cambia?

I gruppi più danneggiati dal voto sarebbero il Partito popolare europeo e l’ Alleanza progressista dei socialisti e democratici: «Il Ppe passerebbe dal 32 per cento dei seggi controllati attualmente nel Parlamento europeo al 25,5, con una perdita pari a 6,5 punti percentuali». Un po’ meglio va alla sinistra. Anche se in Italia abbiamo il caso del tracollo del Pd, passato dal 40 per cento delle Europee 2014 al 18 delle Politiche dello scorso marzo, altrove, in Europa, la gauche si difende meglio: «Per il gruppo dei S&D si osserva uno scarto negativo di 4,5 punti, passando dal 24,9 dei seggi attuali a una previsione pari al 20,4».
L’ Istituto Cattaneo vede difficile l’ ipotesi di una riedizione della “grande coalizione” dopo il voto del maggio 2019. Diventerebbe necessario il sostegno del gruppo dei liberali. Ma non è sicuro che possa bastare.

CHI SALE – Chi cresce allora? Come in Italia, nel resto del Vecchio Continente avanzano gli euroscettici. L’ Efdd (Europa della libertà e della democrazia diretta) e l’ Enf (Europa delle nazioni e della libertà). Questi due gruppi «vedono, secondo le stime della nostra simulazione, crescere la loro quota di seggi. In particolare, la percentuale di seggi dell’ Efdd, che attualmente ha nel Movimento 5 stelle, e in Alternativa per la Germania, le proprie componenti politicamente più rappresentative, crescerebbe di 3,2 punti percentuali rispetto al 2014».

Quindi c’è il gruppo Enf, che comprende, tra gli altri, il Rassemblement national di Le Pen, la Lega di Salvini, il Partito della libertà austriaco e il belga Vlaams Belang. Questo gruppo cresce attualmente di 2,2 punti percentuali. Infine, sottolinea l’ Istituto Cattaneo, «c’ è il gruppo, anch’ esso di orientamento euroscettico, dei Conservatori e riformisti europei (Ecr)», oggi composto dai Conservatori inglesi (in uscita), dal polacco Legge e giustizia e da varie formazioni dell’ Europa centro-orientale, oltre che dai principali partiti di estrema destra dei paesi nordici, che perde un punto percentuale passando dall’ attuale 8 al 7% dei seggi. Tirando le somme: il blocco sovranista avanzerebbe dall’ attuale 16, 5 al 24 per cento.

IL RUOLO DELLA LEGA – L’ osservato speciale è il gruppo Ecr. Perdendo l’ ancoraggio liberal democratico, garantito dai conservatori britannici, potrebbe diventare monopolio degli euroscettici dei paesi del Visegrad. Diventando così l’ approdo dell’ ala più dura del Ppe, capitanata da Viktor Orbàn, premier ungherese e leader di Fidesz.
Con un’ emorragia di voti a destra i popolari rischiano di perdere ulteriormente terreno. E questo potrebbe ulteriormente incidere sui rapporti di forza.

È stato proprio Matteo Salvini a ipotizzare la nascita di una “internazionale populista”. L’ idea, cioè, di «federare sotto un unico gruppo le forze euroscettiche», che al momento siedono tra i Conservatori e riformisti dell’ Ecr, nell’ Efdd, in Europa della libertà e democrazia diretta. «È chiaro che andando verso il 2019 e anche forte dei maggiori consensi ottenuti in giro per l’ Europa», ha spiegato eurodeputato leghista Marco Zanni, «il pensiero e il lavoro che cercherà di fare la Lega è proprio questo», magari con «un centinaio di eurodeputati».

 

 

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