Joseph Stiglitz, dal Nobel l’ultima chiamata per l’Italia: “Cosa vi succede se non uscite subito dall’euro”

L’ euro è la nostra peste, la Germania il suo cocciuto untore. Consiglia ferocemente all’ appena insediatosi «governo italiano euroscettico» Joseph E.Stiglitz – Nobel con l’ elmetto, Torquemada della moneta unica – di «introdurre una moneta parallela» e «usare una moneta elettronica sempre più semplice ed efficace» per evitare di morire straziati dall’ economia Ue dominata dalla Germania e dall’ euro cattivo. Non è un’ idea nuova, quella che l’ economista della Columbia University propone in un articolo per la testata Politico Global Policy Lab e che accenna tra le pagine nella nuova edizione del suo La globalizzazione e i suoi oppositori (Einaudi, dove il tema sono gli Usa).

Non è un’ idea nuova, la sua evocata uscita dall’ euro da parte dell’ Italia. Ma stavolta la prende più alla larga. Sostiene, Stieglitz, che l’ euro così com’ è abbia «aumentato le divisioni all’ interno dell’ Ue, in particolare tra paesi creditori e debitori»; e che sia alla base della «crisi migratoria, in cui le norme europee impongono un onere ingiusto ai paesi in prima linea che ricevono migranti, come la Grecia e l’ Italia»; che, in realtà, la vera causa del disallineamento dei tassi di cambio potenziali sia nella politica fiscale e salariale molto stitica della Merkel (“stitico” non è il proprio il suo termine, ma rende l’ arroganza dello squilibrio commerciale che viola le norme comunitarie).

Sicché, per Stiglitz, «se la Germania non è disposta a prendere i passi fondamentali necessari per migliorare l’ unione monetaria, dovrebbe fare la cosa migliore: lasciare l’ eurozona» perché «il valore dell’ euro si ridurrebbe e le esportazioni dell’ Italia e di altri paesi dell’ Europa meridionale aumenterebbero». Però -sembra spiegare il templare dell’ antiglobalizzazione a Salvini e Di Maio- siccome la Germania che molla è un sogno shakespariano, be’, a questo punto mollate voi. «I benefici per l’ Italia di lasciare l’ euro sono chiari e considerevoli. Un cambio più basso consentirà all’ Italia di esportare di più»; e «i consumatori sostituiranno le merci italiane per le importazioni. I turisti troveranno nel paese una destinazione ancora più attraente. Tutto ciò stimolerà la domanda e aumenterà le entrate del governo. La crescita aumenterà e l’ alto tasso di disoccupazione in Italia (11,2%, con il 33,1% di disoccupazione giovanile) diminuirà…».

Stiglitz cita le gestioni personalistiche negli approcci economici di Trump e Berlusconi dominati da «corrotti cercatori di rendite»; e afferma che fuori dall’ euro il Belpaese «avrebbe maggiori probabilità di cooperare in altri settori chiave con l’ Europa: migrazione, una forza di difesa europea, sanzioni contro la Russia, politica commerciale». Un crescendo epico.
Ed ecco, poi, il cambio di passo: l’ Italia chieda, in pratica, di ristrutturare il suo debito, pagando in titoli di Stato.

A quel punto gli altri membri Ue avrebbero due strade: o espellerci (ma, data la possanza del nostro debito, 3° al mondo, crollerebbe l’ intera Ue); o, addottando con successo una moneta più flessibile -un “euro morbido”- e creando una sorta di «zona euro meridionale vicino a un’ area valutaria ottimale», accadrebbe che altri paesi ci seguirebbero. E Stiglitz ricorda le vicissitudini finanziarie della Grecia.

La quale, messa malissimo, era lì lì per introdurre il meccanismo di una nuova dracma; me venne fermata dalla Banca Centrale europea, che la «strangolò». Certo, ora pare uscita definitivamente dalla crisi, ma la cura da cavallo a cui si sottopose fu per anni un dramma euripideo. Stiglitz è comunque onesto. Non nega che l’ addio all’ euro possa essere dolorosetto: «alcune aziende falliranno, altri vedranno il declino dei loro redditi reali». Ma se la Germania non avesse agito con egoismo, «se l’ economia italiana avesse trascorso i 20 anni dalla crescita della creazione dell’ euro al tasso della zona euro nel suo insieme, il suo Pil sarebbe stato del 18% più alto». Cari Salvini e Di Maio, volete uscire dalla gabbia Bruxelles? Parliamone. La replica dei nostri -e del ministro dell’ economia Tria- non è tutt’ ora pervenuta.

 

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