Vittorio Feltri: l’Agenzia delle Entrate è un bidone per i cittadini

Fisco flop, incapace com’ è di incassare anche le cartelle rottamate. Per la Corte dei Conti, dei 17,8 miliardi attesi, ne sono stati riscossi meno della metà e 9,6 mancano ancora all’appello. Parliamo di somme dovute, che i contribuenti hanno riconosciuto di dover pagare. Servite su un piatto d’argento e rimaste lì.

Chi paga le tasse in Italia è un eroe. Motivi per non farlo ce ne sarebbero davvero tanti. E poi i furbi non li beccano mai, i poveri mortali invece alla gogna. Paghiamo troppe tasse, riceviamo servizi scarsi e interloquire con i funzionari pubblici è di fatto impossibile per l’italiano medio. Se ricevi un avviso di accertamento, è sbagliato e vuoi esporre le tue ragioni, non c’è modo di difendersi. Per adempiere alle norme di legge, negli atti sono sempre scritti nome e cognome del funzionario che segue la pratica, del suo capo, un numero di telefono e un indirizzo email, ma è altrettanto sicuro che non risponde mai nessuno né verbalmente né per iscritto. E se si chiede un appuntamento in ufficio nessuno si degna di riceverti. Con queste premesse, chi ha ancora voglia di pagare le tasse? Servono davvero nervi saldi e un grande sforzo di pazienza.

Se per errore si dichiara un reddito per competenza e non per cassa, il che significa che si versano le tasse con un anno di anticipo, ci si aspetterebbe di ricevere un premio: si forniscono allo Stato le disponibilità liquide per finanziare le spese programmate o, se fossimo un Paese illuminato, gli investimenti. Invece nessuno ti riconosce l’eccesso di zelo, anzi, ti chiedono di pagare lo stesso importo due volte, la seconda con aggravio di interessi e sanzioni. Da versare entro sessanta giorni altrimenti triplica. Mentre non ti riconoscono neanche un centesimo di quello che hai versato in anticipo di un anno.

TEMPO BUTTATO – Eppure Agenzia delle Entrate, Agenzia della Riscossione e simili hanno tutti gli strumenti per comprendere come è andata e neanche dovrebbero perdere tempo a scriverti e distoglierti dal lavoro quotidiano. Invece sembra proprio questo lo scopo del fisco per com’ è oggi: mettere a dura prova la buona fede del contribuente. Stressarlo talmente tanto, e inutilmente, che bisogna essere davvero dei Santi per continuare a riconoscere l’ autorità di chi chiede di essere rispettato senza offrire nulla in cambio.
Tanto più che se, al contrario, è lo Stato a dover rimborsare o addirittura pagare per un servizio ricevuto il cittadino o le imprese, si prende tutto il tempo che vuole, e anche di più, senza nessuna penale per l’ inerzia. Si pensi ai debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle aziende fornitrici.

MANCANZA DI LIQUIDITÀ – Quante imprese italiane hanno chiuso per mancanza di liquidità? Fallimenti, per non parlare dei suicidi degli imprenditori, che si sarebbero potuti evitare se lo Stato avesse pagato con la stessa tempestività con cui pretende i soldi dei contribuenti. Il presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani, ne ha fatto una battaglia in Europa ma l’Italia resta comunque un cattivo pagatore, sotto procedura di infrazione. Luigi Di Maio ha assunto come suo consulente al ministero Sergio Bramini, vittima proprio di questa ingiustizia, ma ad oggi nulla ancora è cambiato. Matteo Salvini vorrebbe che tutti pagassero le tasse per pagarne meno e il ministro Giulia Bongiorno ha cominciato con le migliori intenzioni il suo mandato da capo della Pa. C’ è davvero tanto da lavorare: lo Stato insegue i pesci piccoli mentre sembra impossibile stanare i grandi evasori. E poi gli uffici pubblici: sembrano luoghi da terzo mondo mentre dovrebbero rappresentare la grandezza delle istituzioni. E i dipendenti, giustamente demotivati: quando c’ è bisogno non li trovi mai.

 

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