Alfonso Bonafede, ministro senza coraggio: l’accusa dei colleghi avvocati

Il coraggio, in politica è come il carisma: «se uno non ce l’ ha mica se lo può dare», diceva Don Abbondio. E, pure se la sua figura evoca nel sussurro, nei gesti gentili e nella timidezza un po’ claustrale il pretonzolo manzoniano, Alfonso Bonafedemai avrebbe pensato d’esser «un ministro della Giustizia senza coraggio», specie nei primi, agitatissimi, quindici giorni di governo. Sicché, quando i suoi colleghi avvocati dell’Unione Camere penali, accusandolo di traccheggiare troppo in merito alla «questione Palazzo di Giustizia di Bari» gli hanno dato platealmente del pusillanime, be’, Bonafede s’ è incupito. Il Palazzo di Giustzia di Bari sta diventando la sua ossessione, il suo Moloch. La classica cristalleria dove s’ infilano elefanti con le vertigini.

NOMEN OMEN – Eppure, decretando che il Tribunale di Bari – inagibile e costretto ad inventarsi le udienza in un tendone piantato in giardino- dovesse sospendere i processi e i termini processuali fino al 30 settembre e fino a nuovo ordine, il grillino Bonafede, nomen omem, era in buona fede. Ma ciò non è bastato al presidente delle Camere penali di Bari Gaetano Sassanelli. Il quale, nell’ ambito di uno sciopero indetto proprio contro l’ usuale emergenza della giustizia locale ha detto: «Il ministro ha il dovere di ascoltare e di avere coraggio. Bonafede si è dimostrato un ministro senza coraggio». E ancora: «Il ministro ci scrive attraverso Facebook ma non racconta che i penalisti hanno chiesto con rispetto istituzionale di essere ricevuti dal ministro. Questo ministro, avvocato, ha ritenuto di non doverci neppure rispondere. Il modo non è degno di un ministro della Repubblica». Parole dure. Uno dice: gli avvocati di Bari, parte in causa, sono di parte. Invece, poco dopo eccoti il presidente nazionale dell’ Unione delle Camere penali, Beniamino Migliucci a ricarare la dose: «Impari il ministro che esistono le sedi istituzionali». Migliucci risponde, in un crescendo sinfonico, al post di Bonafede che lo bacchettava.

L’ intervento del penalista nell’ aula magna della Corte di Appello di Bari s’ è chiuso nello scroscio d’ applausi di 300 avvocati proveniente da tutta Italia, roba che neanche Fantozzi con la Corazzata Kotiomkin. Ora, se già nei primi giorni di governo ti sei inimicato un’ importante categoria produttiva, e quella catergoria è la tua, be’, non diciamo che non è un bell’ inizio. Gli avvocati semplicemente chiedono a Bonafede una decretazione d’ urgenza che ripristini, lì vicino, il vecchio tribunale di Modugno piuttosto che produrre le arringhe in una tensostruttura che richiama più il Circo Togni che un’ idea classica della giustizia.

Certo, poi, gli avvocati magari un tantino esagerano imputando a Bonafede di volere «affossare definitivamente la funzione delle giurisidizione penale e di «non pensare ai giovani avvocati» (il ministro ha 42 anni). Ma è un fatto che per Bonafede qualcuno fa già vibrare dal passato lo spettro di Angelino Alfano che tra i pandettisti non ha mai goduto di grande fama. Eppure Bonafede è sicuramente in buona fede.

CE LA METTE TUTTA – Ce la sta mettendo tutta per affrontare di petto quella giustizia che, in passato, dall’ opposizione a 5 Stelle, avrebbe voluto ribaltare come un calzino. Bonafede, dall’ altro lato della barricata, nel generico dilettantismo neofita del Movimento, s’ era ben distinto. Aveva strappato consensi sia con la proposta di legge sulla class action per tutti i cittadini, sia per la firma, risoluta, sulla legge del divorzio breve presentata dal Pd. In più, considerato un po’ il conciliatore del Movimento, il Pinuccio Tatarella di Di Maio, l’ uomo era sempre in grado di trovato il tono e i compromessi giusti per placare l’ ira da Termidoro dell’ opposizione grillina interna, il ribollire degli ortodossi alla Fico e dei movimentisti alla Di Battista. Bonafede, con paziente morbidezza sicula, lo chiamavano – con Di maio stesso- il volto umano del Movimento. Oggi, però, entrato in modalità governativa, deve aver perso le coordinate.

Prima l’ annuncio del blocco delle intercettazioni che ha fatto incazzare Anm, Pd e Forza Italia (ma non so se questo sia un male). Poi le nomine molto spoil system dei posti chiave dei vertici negli uffici del ministero (la maggioranza sono toghe che fanno capo al giustizialista Percamillo Davigo). Infine il caso Bari. Coraggio. Sui Don Abbondio alla Giustizia artisti del galleggiamento, abbiamo già dato…

 

 

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.