Matteo Salvini, come deride in pubblico Emmanuel Macron: “La verità? È solo un chiacchierone”

A rifletterci oggi, Giuseppe Conte forse si è pentito di aver fatto visita a Emmanuel Macron a Parigi e poi ad Angela Merkel a Berlino. Quei due appuntamenti erano difficilmente evitabili, per quanto almeno con il presidente francese ci fossero tutti gli estremi almeno per un rinvio, dopo gli insulti e le provocazioni piovute da Parigi sul caso Aquarius. Una volta arrivato all’Eliseo, il premier Conte – a parole – aveva anche incassato tutto il sostegno possibile da parte del governo francese. Lo stesso dicasi per il viaggio a Berlino, dove la cancelliera in affanno politico per questioni interne ha accolto il collega italiano con grandi abbracci e promesse di aiuto per portare avanti la battaglia europea sulla distribuzione delle responsabilità nel sistema di accoglienze.

Era solo questione di giorni perché venisse a galla quanto tutti quei sorrisi fossero solo di cortesia, le aperture delle enormi prese in giro. Già da ieri circolava tra le cancellerie europee la certezza che al prossimo Consiglio europeo Macron, d’accordo con la Merkel, avrebbe respinto la proposta del fronte di Paesi Ue guidato da Italia, Austria e Ungheria che vuol rimettere in discussione il trattato di Dublino.

Il premier ora si sente preso in giro. All’ultimo vertice a palazzo Chigi con i vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini, è stato il leghista a cercare di aprire gli occhi al presidente del Consiglio, suggerendogli di non firmare il documento della Commissione se non vengono accolte le condizioni dell’Italia. Anzi, quando ormai la bozza di Jean-Claude Juncker è arrivata nelle mani dei ministri italiani, la rabbia è stata incontenibile: “Macron è un chiacchierone. Non partecipare all’incontro di domenica – avrebbe tuonato Salvini – Se pensano di liquidarci con due pacche sulle spalle, con la promessa di futuri hotspot e un presente in cui ci smazziamo tutto noi, non hanno capito nulla”.

Per Salvini il vero avversario nel braccio di ferro europeo è Macron, considerando il momento di difficoltà della Merkel: “Non possiamo fermarci ora – ha aggiunto agli altri ministri – proprio nel momento in cui la Cancelliera è più debole che mai”.

 

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