Matteo Salvini, ecco la nuova legge sulla legittima difesa: ladri e rapinatori, la pacchia è finita

Immigrati e rom hanno tenuto il palcoscenico di queste prime due settimane abbondanti al governo del nuovo ministro dell’Interno Matteo Salvini. Ma dietro l’angolo c’è un provvedimento-chiave del mandato che il leghista si è assunto issandosi al Viminale: la modifica della regolamentazione della legittima difesa. Che, assicurano dal Carroccio, arriverà ail prima possibile in aula per l’approvazione.

L’impiantodella legge  è lo stesso della proposta di legge che lo stesso Nicola Molteni, allora relatore di minoranza e oggi invece sottosegretario all’Interno, presentò nel 2016 per modificare l’articolo 52 del codice penale. L’articolo-chiave è il numero 1, dove si prevede che “si considera che abbia agito per legittima difesa colui che compie un atto per respingere l’ingresso o l’intrusione mediante effrazione o contro la volontà del proprietario o di chi ha la legittima disponibilità dell’immobile, con violenza o minaccia di uso di armi di una o più persone, con violazione di domicilio”.

Tradotto vuol dire licenza di sparare o colpire per neutralizzare o allontanare  chiunque s’introduca furtivamente in una abitazione privata o in luogo di lavoro. Ovviamente sempre per chi sia in possesso di regolare arma e porto d’armi connesso. In questi casi non ci sarà bisogno di dimostrare la proporzionalità tra la difesa e l’offesa. Nella relazione introduttiva infatti si legge chiaramente di “una presunzione di legittima difesa”. Un passaggio cruciale, dunque, che modifica in modo sostanziale e decisamente più aggressivo l’ultimo provvedimento approvato dal Parlamento, quello con la distinzione tra l’eccessiva difesa diurna e la licenza notturna che tante critiche e sfottò si tirò dietro.

Inoltre sempre nella stessa proposta di legge si prevede un forte inasprimento delle pene per il furto in abitazione. “In particolare, si prevedono la reclusione da un minimo di cinque anni a un massimo di otto anni e la multa da un minimo di 10.000 euro a un massimo di 20.000 euro. Conseguentemente per l’ipotesi aggravata di cui al comma 3 del medesimo articolo si prevedono un minimo edittale di sei anni di reclusione, mentre il massimo resta quello attualmente previsto, pari a dieci anni, e la multa da un minimo di 20.000 euro a un massimo di 30.000 euro”.

 

 

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.